Le etichette date ai figli, anche involontariamente, possono influire sul loro carattere e alcune volte sulla loro autostima. Quindi ecco perché sarebbe bene eliminare del tutto queste considerazioni e imparare a definire le loro caratteristiche senza etichettarli.

In quanti modi definisci i tuoi figli?
Con quali appellativi ti rivolgi a loro?
Quali caratteristiche dei tuoi figli evidenzi con maggiore frequenza?

Ogni giorno, loro malgrado, i nostri figli sono etichettati dalle persone con le quali entrano in contatto.

“Sei un terremoto”
“Sei sempre con la testa tra le nuvole”
“Sei un casinista”
“Sei un buono a nulla”
“Sei sempre maldestro”
“Sei disordinato”
“Sei disattento”

Potremmo fare una lista infinita di appellativi con cui definiamo i nostri figli fin dalla nascita.

Se fossero etichette positive, incoraggianti, rafforzanti non sarebbe un problema e alimenterebbero una buona autostima. Ma se sono etichette limitanti, svalutanti, colpevolizzanti, sono un gravoso fardello che li condizionerà pesantemente.

Le etichette date ai figli – Ecco perché non devi farlo

Perché le etichette sono un problema?
Le frasi ripetute giorno dopo giorno possono diventare una convinzione.
Se il bambino si convince di essere così, se si convince di essere fatto in quel certo modo, non avrà alcuno stimolo per cambiare: accetterà ineluttabilmente la sorte avversa che gli è toccata.

Le etichette sono delle affermazioni le cui fonti sono persone di riferimento e quindi credibili.

Possono essere affermazioni dei genitori, o dei nonni, o dell’insegnante e, proprio perché a dirle sono persone degne di fiducia, vengono prese per buone, accettate, non vengono messe in discussione e vengono accolte riconoscendosi in esse.

  • Sono nato a Milano: è una ineluttabile verità.
  • Ho pochi capelli: è una verità già meno ineluttabile, perché dipende dal termine di paragone con cui mi confronto.
  • Sono permaloso: se ripetuto più volte diventa una convinzione e riemergerà ogni volta che un mio comportamento richiamerà questo atteggiamento.

Quando si ha una convinzione si tende ad interpretare ogni situazione a conferma della convinzione stessa.

Le volte in cui NON mi dimostro permaloso, non ci faccio caso e quindi non si scalfisce l’immagine che ho di me.
Ogni volta che sto sulle mie o che rispondo con freddezza, ecco riemergere la “vocina” interiore che dice <<eh sì, sono proprio permaloso>>.

Poco conta che quella reazione dipenda da altri fattori, la convinzione fa interpretare ogni cosa per confermare la veridicità dell’affermazione.

Perché è importante modificare le etichette limitanti dei figli?

Le convinzioni sono condizionanti.
Se accetteranno l’idea di essere brutti tenderanno a nascondersi.
Se accetteranno l’idea di non avere capacità eviteranno di esporsi ed impegnarsi.
Oltre a questo, se un bambino accetta una certa definizione e la fa propria, cercherà, per coerenza, di comportarsi in modo adeguato all’etichetta che gli è stata affibbiata.

Il bimbo a cui si dice più volte “Sei un casinista, sei un terremoto e sei ingestibile” accetterà di entrare nella parte e, ripeterà comportamenti irrequieti riconoscendosi in quell’identità.

Molti genitori non si rendono conto che definendolo in quel modo ne condizionano il comportamento.

Le etichette date ai figli – Come cambio le loro convinzioni?

Stiamo quindi parlando di convinzioni e quando le si vuole modificare, le possibili soluzioni sono 2:

Affermazioni “antidoto”

Una soluzione può essere iniziare a formulare affermazioni contrarie alle etichette limitanti.

Immagina, che un bimbo si senta brutto perché molti amici, a scuola o durante una attività ricreativa, gli ripetono che lo è.

Se l’aspettativa è che basti dire ad un figlio che non è vero, che si sbaglia e che la verità è che sia bello, risolvendo la questione, vivremo un’amara delusione. Le convinzioni non cambiano così facilmente.

Quelle idee di sé che poco a poco si sono radicate, ci mettono un po’ a consolidarsi e il loro cambio è un lavoro lungo e quotidiano. Infatti prima occorre smantellare le vecchie convinzioni e la loro solidità, è necessario metterle in discussione e, solo in seguito, occorre combattere contro l’opposizione delle persone stesse nell’accettare un cambio delle proprie convinzioni. Infine, occorre sostituirle con nuove convinzioni, quindi il processo di cambiamento delle convinzioni necessita di tempo attraversando le varie fasi.

Domande mirate e specifiche

Un altro valido approccio alle convinzioni limitanti che i figli possono essersi formati nei propri confronti, è metterle in discussione attraverso il “Metamodello” che sarà uno degli argomenti del webinar di settembre per coloro che frequentano il percorso in dinamiche familiari.

Se una persona è convinta di essere bassa o di essere antipatica o di essere un buono a nulla, è inutile dire “non è vero, sei alta il giusto” oppure “non è vero, a me sei simpatica” o “non è vero, sai fare molte cose”, perché non vi crederà, perché troverà dentro di sé tanti buoni esempi che confermano e avvalorano l’idea che ha di sé.

Il metamodello è lo strumento linguistico che permette, attraverso delle domande mirate e specifiche, poste con reale curiosità e non con il tono di chi sta mettendo in discussione l’idea dell’altro (altrimenti si opporrebbe e creerebbe resistenza). Attraverso le risposte che i nostri figli ci forniscono, iniziano a guardare la realtà da un punto di vista differente.

Se ti aspetti di fargli una domanda e speri che la risposta sia “hai ragione, che stupido, mi sbagliavo a credermi così!!” sappi che non avverrà, perché il cambiamento è, come sempre, a piccoli step. Ma, quella convinzione che all’inizio pareva solida e indiscutibile, viene piano piano messa in discussione, le certezze appaiono meno ferree e lasciano spazio a considerazioni differenti.

Vai oltre il muro dei tuoi figli

Se tu dici loro che si sbagliano a considerarsi in un certo modo, diranno che il tuo è il punto di vista della mamma e non sei credibile perché li guardi con gli occhi dell’amore.

Allora è necessario che il cambio di considerazione lo facciano da soli, è necessario che compiano da sé il cambio di visione, rispondendo alle domande e, quando arriveranno essi stessi a considerazioni diverse, verranno accettate e saranno accettabili perché nessuno sta imponendo loro alcunché.

Apparentemente è il frutto di loro ragionamenti, e quindi accettabili e credibili.

 

Fabio Salomoni