Forse non sai che dipendere dal partner è come dipendere da una sostanza.

Sempre più persone infatti affermano che, dopo un periodo di tempo senza utilizzare lo zucchero, si sentono meglio, e non ne sentono più il bisogno morboso.

Solo a quel punto ci si rende conto che non era lo zucchero, oppure l’alcol, o la sigaretta, a far sentire meglio, poiché sono solo il mezzo con il quale copriamo una sensazione interiore di disagio.

Il problema, il senso di vuoto, la solitudine, la delusione, non svaniscono con quel quadretto di cioccolata che hai messo in bocca: ti ha creato solo una momentanea amnesia.

La stessa cosa, avviene in molte persone che consumano il rapporto di coppia come fosse una droga, sperando che l’altra persona sia in grado di compensare i propri limiti e le proprie lacune; ma poiché questo non avviene, si vive la delusione, che si trasforma in rabbia o rancore e la coppia, poco a poco, scoppia.

Ho visto questa dipendenza in mia mamma e ancora ne è immersa.

Le sue lacune, i suoi timori, ha creduto di risolverli assumendo massicce ed elevate dosi di mio papà, divenendone sempre più dipendente.

La sua scarsa autostima, la convinzione di valere poco ed avere limitate capacità, hanno fatto in modo che diventasse totalmente dipendente da lui, affidandovisi ciecamente.

A quel punto non aveva più queste debolezze?
Non aveva più timori o insicurezze?

Al contrario, c’erano e ci sono tutt’oggi.

Dipendere dal partner può portare a questo.

E lui? Per 60 o più anni, è stato ciò che la rendeva viva; le sue decisioni hanno condizionato la vita di mia mamma, le sue scelte, le sue convinzioni sono diventate le convinzioni di lei.

Tutto questo, per una persona determinata, sicura di sé, con una personalità spiccata, può apparire positivo, ma riesci a immaginare quale possa essere la responsabilità ad essere la sola e unica fonte di ossigeno e luce per l’altra persona?

Non puoi assentarti, non puoi avere i tuoi spazi, non puoi mancare.

Non puoi neppure permetterti di morire poiché senti di lasciare l’altra persona indifesa e smarrita.

Lei lo dice molto chiaramente “Spero di morire prima io di te; cosa farei da sola?”.

Più Lui si rende conto di questo, e più sente pesare su di sé il peso della relazione dipendente.

Più sente gravare su di sé questa responsabilità e meno è ossigeno per Lei, perché se ne sente schiacciato, ora che è anziano.

Ma meno Lui è ossigeno e più Lei ne ha bisogno.

Ma come si è arrivati a questo?

È il frutto di anni di miopia.

All’inizio di un rapporto di dipendenza, chi assume il ruolo di “leader” è contento e gratificato di poter determinare la direzione del mondo, di avere il controllo della situazione, di essere determinante, di condurre.

Anche chi assume il ruolo di “dipendente” all’inizio ne è felice ed appagato/a perché ha trovato una persona a cui scaricare responsabilità, decisioni, scelte, ha scoperto che se non decide, riduce la possibilità di ricevere accuse di incapacità, di errore, di fallimento.

Ma gli anni passano, e quello che era un piacevole compromesso, un tacito patto, inizia a scricchiolare.

Il/la “leader” sente il peso di tante decisioni e scelte senza il supporto di chi gli vive accanto.

Il/la “dipendente” potrebbe sentire che quel piccolo mondo inizia ad essere stretto, e pretende più spazio, pretende una parte da protagonista anziché da comparsa.

In entrambi i casi, quel tacito patto non soddisfa più, se ne vorrebbe stipulare un altro, ma quanto è complicato dopo anni e anni di abitudini, di suddivisioni dei compiti, di ruoli. Dipendere dal partner diventa una prigione.

Risultato? Momenti di sconforto, recriminazioni, frustrazioni, tutto perché si è cercato nell’altro ciò che mancava in noi stessi.

Se vuoi migliorare il tuo rapporto di coppia, lavora su di te, sulle tue lacune, sui tuoi limiti.

Non importa se a tuo avviso sia colpa sua.

Se vuoi che il vostro rapporto migliori, cambi, torni ad essere totalmente appagante, lavora su di te.

Più sei libera e più il rapporto di coppia sarà vero.

 

Fabio Salomoni