I figli non accettano di sbagliare. Molti, sia bambini che adolescenti, reagiscono in malo modo quando si fa notare loro un errore. Alcuni negano realtà evidenti pretendendo di essere nel giusto al di là della ragionevolezza.

Sono doverose 3 domande:

  • Perché avviene?
  • Cosa ci stanno dicendo attraverso il loro comportamento?
  • Come possiamo aiutarli?

Perché i figli non accettano di sbagliare?

I figli non accettano di aver sbagliato perché l’errore è stato stigmatizzato. Invece che considerare l’errore come un’opportunità di crescita lo sbaglio viene perseguitato solo come destinatario di critica spesso associata al senso di colpa.

Chi sbaglia riceve un brutto voto, chi sbaglia viene messo in castigo, chi sbaglia ha la punizione, chi sbaglia subisce la ramanzina e nessuno vuole essere nella posizione di chi prende i brutti voti, i castighi, le ramanzine quindi si fa strada sin da piccoli la strategia del “negare! Sempre!”.

Cosa ci dice il comportamento di non accettare i propri sbagli?

Quando un figlio non accetta le proprie responsabilità sta cercando di mantenere inalterato il proprio valore. Dice io sono di valore e teme che ammettendo un proprio errore il proprio valore venga meno. Dice “Non è vero che sbaglio perché non voglio essere da meno, non voglio essere “guasto” attraverso la colpa di chi ha sbagliato”.

Il senso di colpa è un concetto molto radicato nella nostra cultura, specie la cultura cattolica attraverso il peccato originale che non ricade solo su chi ha commesso l’errore ma che riguarda ogni nuovo nato e quindi, alla nascita, sei già “guasto” sei già “macchiato”.

Avrai notato quante generazioni di genitori hanno educato i figli utilizzando il senso di colpa come leva educativa: “Se non mi chiami quando arrivi mi farai stare in pena tutto il giorno”, oppure altra frase molto usata è “con tutto quel che ho fatto per te” ed anche il raccontare ai figli tutte le privazioni ed i sacrifici che i genitori hanno affrontato per dar loro il più possibile.

Se questi racconti sono aneddoti tanto per raccontare conversando piacevolmente è un conto ma se nel tono e in certe allusioni si fa trasparire che i figli sono in qualche modo debitori, allora stiamo esercitando una pressione attraverso il senso di colpa che ferisce e condiziona.

Cosa desiderano più di ogni altra cosa i figli?

Ciò che i figli desiderano più di ogni altra cosa è essere amati. Nell’affermazione “essere amati” ci sono molte cose attraverso le quali si avverte l’amore altrui: l’essere rispettati, l’essere considerati, l’essere stimati, l’essere accuditi, l’essere compresi etc. Quando vengono a mancare alcuni di questi ingredienti, si teme di non essere degni d’amore.

I figli che non accettano di ammettere i propri sbagli temono, facendolo, di perdere la considerazione, o la stima, fuggono dal non essere considerati abbastanza bravi, intelligenti, capaci e, ogni volta che si sentono in errore, sentono il bisogno di negarlo per evitare di perdere l’amore ed evitare il senso di colpa che li farebbe sentire inadatti.

Non è per sentirsi vincenti che lo fanno ma per non sentirsi perdenti, a loro non importa di essere perfetti ma non vogliono sentirsi in difetto.

Come dico spesso, l’essere umano non è fatto per sprecare energia e cerca la via più semplice e rapida per ottenere ciò che vuole: in questo caso si trova a scegliere tra l’accettare le critiche e usarle in positivo per migliorarsi sempre più ed il pretendere che siano gli altri a cambiare il proprio punto di vista affermando che la colpa è la loro.

Se sono gli altri a sbagliare è più facile perché dovranno essere gli altri a doversi correggere o dover rimediare.

 Questa frase è importante: se sono gli altri a sbagliare, se osservi la realtà solo notando la critica verso gli altri, è più facile perché dovranno essere loro, colpevoli, a dover cambiare e rimediare.

Spesso, gli esempi di questo atteggiamento sono proprio i genitori. Occupandomi di Dinamiche Familiari, ho a che fare ogni giorno con coppie in disaccordo ed è più facile affermare che è l’altro a sbagliare piuttosto che lavorare sulle proprie modalità comunicative, sui propri comportamenti, sulle proprie considerazioni e convinzioni e, molto spesso, mi viene detto: “Ma se è lui che sbaglia, perché devo darmi da fare io? Perché devo cambiare io?”.

È più facile puntare il dito contro gli altri. Lo fanno moltissimi adulti ed è quindi normale che lo attuino anche molti figli.

Come si aiutano i figli che non accettano di sbagliare?

Come aiutare un figlio a non avere questo tipo di reazione di fronte ai propri sbagli? Un primo consiglio è agire in modo tale che dal tuo atteggiamento si allontani sempre più il concetto di colpa e accusa sia nei tuoi confronti che nei confronti dei tuoi figli e del tuo partner.

Perché questo consiglio: a chi piace avere la colpa? A chi piace sapere di aver sbagliato? Se hai sbagliato vieni accusato, se hai sbagliato non sei stato all’altezza, se hai sbagliato piaci di meno perché a noi piacciono le persone che fanno bene non quelle che fanno male.

Quanto più esprimiamo il concetto di colpa (che è un concetto negativo) e tanto più le persone temono di essere accusate, di essere in errore, di sbagliare e per evitarlo, rifiutano le situazioni dove sono colpevoli di qualcosa.

Allora occorre uscire dalla logica di colpa, dal cercare chi è che sbaglia e iniziare a entrare nella logica di responsabilità e, cosa posso fare io per cambiare le cose? Non importa chi è colpevole ma ci si concentra su cosa occorre fare perché le cose cambino.

Occorre introdurre sempre più il concetto di responsabilità scollegandolo dal concetto di colpa e lo si può fare in moltissime occasioni anche per situazioni che non riguardano direttamente i figli, anche quando si parla di altro o con altri affermando che c’è una responsabilità indipendentemente da ciò che fanno gli altri.

“Ho studiato ma la maestra mi ha fatto l’unica domanda sull’unico argomento che non sapevo” attraverso questa frase il figlio sta cercando di farci credere che è colpa dell’insegnante che non ha saputo fare le domande giuste per capire il vero grado di preparazione del bambino.

In questo caso il primo approccio deve essere di accettazione: “mi spiace che non ti abbia fatto altre domande dove sapevi la risposta” e poi spostiamo l’argomento sulla responsabilità personale: “La prossima volta, per evitare che ricapiti di nuovo, toccherà che ci prepariamo anche su quegli argomenti che ci piacciono di meno così qualunque domanda ti farà saprai rispondere… tanto era solo un argomento”.

È solo un esempio. Magari vedi una puntata di un film o un cartone animato e prendi l’argomento responsabilità, chi ha determinato cosa e, ogni volta, evita di usare il termine “colpa”. Non perdere occasione di far notare che chi sbaglia non è una brutta persona. Si può sbagliare. È lecito sbagliare.

La pazienza del genitore per ottenere il cambiamento

So che siamo nell’era del “tutto e subito” ma è bene aver ben chiaro che se tuo figlio tende a negare ogni responsabilità per modificare questa sua abitudine comportamentale occorrerà del tempo e un lavoro quotidiano: non la cambierete con una frase.

Ci vuole tempo, lavoro quotidiano, lavoro innanzitutto su voi genitori per cambiare alcuni modi di dire e atteggiamenti. Se i nostri figli sono presenti si impregnano di ogni frase e atteggiamento che i genitori utilizzano giorno dopo giorno e occorre lavorarci perché le cose cambino.

In conclusione, occorre rassicurarli sul fatto che sbagliare non mette a repentaglio il loro valore ed il tuo amore nei loro confronti e è necessario, giorno dopo giorno, insegnare loro ad accettare gli errori e sfruttarli come stimoli per il miglioramento.

 

Fabio Salomoni