Già affermare che occorra accettare i fallimenti dei figli, significa avere un concetto limitante della parola fallimento.

I successi riempiono di gioia ed appagano, ma sono i fallimenti a farci crescere e a permetterci di impegnarci per migliorare ed evolvere.

Se vivi un risultato negativo di tuo figlio come un fallimento, è a causa delle tue aspettative, dei sogni che ti eri costruita, ed i nostri figli non dovrebbero avere alcuna colpa dei voli pindarici di noi genitori.

Vivere gli insuccessi dei figli come fallimenti aumenta in loro la sensazione di inadeguatezza, di incapacità, di scarso valore, e sono le nostre parole, il nostro atteggiamento, le nostre espressioni del viso, a passare tale messaggi.

Dopo questa doverosa premessa, è chiaro che gli insuccessi dei figli possono essere vissuti come un disastro e sciagura, oppure accoglierli come opportunità di crescita.

Accettare i fallimenti dei figli è fondamentale.

Vado ai colloqui a scuola e sento genitori lamentarsi anche di voti più che sufficienti, vado ad un evento sportivo e sento genitori pretendere prestazioni sovrumane dai propri figli.

Perché queste reazioni? Sostanzialmente per 3 motivi:

  1. Alcuni vorrebbero ribaltare i propri insuccessi, ciò che non è riuscito a realizzare, attraverso le gesta dei propri figli. Vorrebbe sentire quell’applauso del pubblico che non gli fu rivolto da ragazzo, gioendo e gongolando mentre applaudono ora suo figlio. Perché nel profondo del nostro cuore pensiamo che se i nostri figli sono dei vincenti, è per merito nostro.
  2. Se pensiamo che le loro vittorie siano per merito nostro, siamo convinti anche che i loro insuccessi siano per nostra colpa. I loro fallimenti ci fanno sentire inadatti, incompleti, insufficienti per come abbiamo svolto il nostro compito genitoriale. Al contrario di ogni buon leader (e un genitore dovrebbe esserlo) pensa “se è un vincente è merito nostro, se è un perdente è colpa sua”.
  3. In vite sempre più pressate dal lavoro e dallo stress, si hanno poche opportunità di vivere con gioia ed appagamento. Ecco che le gesta dei figli diventano il trofeo da esporre per raccontare ad amici, parenti e conoscenti, quanto la nostra vita sia dorata.

Riconoscersi in queste tre categorie non appaga.

I più preferiscono trincerarsi dietro l’illusione del “Ma io lo faccio per il suo bene, perché sia felice”.

Tuo figlio è un vincente se tu lo accetti per ciò che è, accompagnandolo nell’esplorazione delle sue risorse e permettendo ai suoi talenti di emergere.

Nel 1400 scrisse Francois Rabelais:

“Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere”.

Tuo figlio non può essere te.

Non confrontarlo con te.

Non ha bisogno di paragoni con le tue capacità di quando avevi la sua età, e se ti concentri sulle tue aspettative, stai distogliendo lo sguardo dalle sue.

 

Fabio Salomoni