Questa mattina ho rivisto una mamma con la quale ho lavorato qualche anno fa con alcune sessioni di coaching.

All’epoca aveva un figlio di 4 anni che le dava problemi, nonostante lei avesse lasciato il lavoro per dedicarsi a lui, e nonostante leggesse tutti i libri e le riviste dedicati ai genitori.

Il bambino bisticciava in continuazione con la sorellina di un anno più piccola, la provocava, le strappava i giochi dalle mani, ed era spesso prepotente anche con i bambini dei giardinetti e all’asilo.

Lei lo sgridava, e lui si ribellava con veemenza.

Si impegnava molto per cambiare la situazione e ricordo bene quando al nostro primo incontro mi disse “Le ho provate tutte ma mio figlio non mi ascolta”. Quante volte ho sentito questa frase.

Le sorgevano i soliti dubbi: dovrei essere più severa? Dovrei essere più comprensiva?

Si sentiva molto sotto pressione ed era severamente autocritica.

Ed ecco il punto: chi è così severamente critica verso sé stessa, tende a giudicare e criticare con altrettanta severità anche il mondo che la circonda.

Sfinita, considerava un fallimento il proprio modo di essere madre; ma se giudichi te stessa un fallimento come madre, stai affermando che tuo figlio è la riprova di tale fallimento.

Se lei era una cattiva madre, era perché il figlio era un cattivo bambino.
Se lei era incapace è perché lui era sbagliato.

Questi erano i messaggi che con ogni probabilità riceveva il bambino.

Con questi messaggi, il bambino si ribellava e metteva alla prova la madre.
Eh sì, i figli ci mettono alla prova.

Vogliono capire che se li amiamo, e più dubitano del nostro amore e più diventano ingestibili.

Vogliono capire se li amiamo nonostante tutto e se ciò che proviamo per loro è così solido da non vacillare neppure dopo un litigio, o una marachella o una risposta inappropriata.

Nonostante la mamma avesse le migliori intenzioni, era sempre tesa e più era tesa, più pretendeva da sé stessa e dai componenti della famiglia.

Le ho provate tutte ma mio figlio non mi ascolta…

Gestione dello stato d’animo.
Ecco su cosa lavorammo.

Dovette imparare a lasciar andare, il che non significa disinteressarsi, anzi, significa mostrare amore e interesse indipendentemente dagli accadimenti, nonostante i suoi comportamenti.

La troppa pressione crea una pressione contraria, che si manifesta attraverso un impulso di ribellione.

 

Fabio Salomoni