Come trasmettere ai figli il senso di gratitudine? Sento sempre più genitori lamentarsi della scarsa riconoscenza espressa dai figli sia nei confronti dei genitori stessi sia verso ciò che la vita offre loro.

Non molto tempo fa una mamma mi ha proprio chiesto come instillare nei figli il senso di gratitudine.

Il tema della gratitudine riguarda tutti. Riguarda un bambino, riguarda un adolescente e riguarda noi adulti.

Come prima cosa c’è da chiedersi se noi adulti siamo esempio di gratitudine.

Molti sono abili professionisti della lamentela, sono campioni nel notare e far notare ciò che manca, ciò che non hanno, le privazioni e non tengono conto di ciò che hanno, le fortune che hanno. Allora dobbiamo, innanzitutto noi genitori come esempio, abituarci a notare ciò che abbiamo, tutti, quotidianamente.

Molti criticano sempre il partner o la partner e solo dopo che vengono lasciati capiscono quanto era importante per loro, per la loro vita, nonostante i difetti, nonostante alcune pecche (del resto chi non ne ha?).

Far viaggiare i figli

Per i nostri figli e per il senso di gratitudine, può essere importante viaggiare. Recarsi in paesi dove non ci sono le fortune che abbiamo noi permette di accedere ad importanti consapevolezze. Dobbiamo lasciar vivere ai nostri figli delle piccole privazioni perché si rendano conto delle fortune che hanno.

Il senso della gratitudine significa comprendere che “poco” è meglio che “niente” e “niente” e meglio di qualcosa di brutto. Buddha dice: “Alziamoci in piedi per ringraziare per il fatto che se non abbiamo imparato molto, almeno abbiamo imparato un po’, e se non abbiamo imparato un po’, almeno non ci siamo ammalati, e se ci siamo ammalati, almeno non siamo morti. Perciò siamo grati. Ci sarà sempre qualcosa per cui vale la pena di ringraziare”.

Un gioco per instillare il senso di gratitudine

Per instillare la gratitudine nei propri figli si potrebbe fare un gioco: ogni sera, prima di addormentarvi, ognuno dice 5 cose che qualcuno ha fatto per lui o lei.

A turno, ognuno dice una cosa e si fanno 4-5 turni perché tutti possano esprimere più di una gratitudine verso qualcuno.

Un figlio potrebbe dire: “Il mio compagno di classe mi ha prestato la gomma. Grazie perché se non lo avesse fatto non avrei potuto cancellare”.

All’inizio saranno gli adulti a parlare e le loro affermazioni di gratitudine faranno da esempio: possono ringraziare chi ha dato un lavoro attraverso il quale si compra il cibo, i giochi e i vestiti.

Si può ringraziare chi ha inventato il letto dove ci si può sdraiare e riposare senza sentire il duro del pavimento.

Si può ringraziare il sole perché se non ci fosse sarebbe sempre buio, etc.

A turno si dice ciò che si ringrazia e cosa accadrebbe o cosa sarebbe accaduto se non avessimo avuto quel dono.

Consiglio di fare questo gioco ogni giorno, creando una routine e, i genitori, possono di tanto in tanto includere delle situazioni dove si ringraziano proprio i figli, perché hanno fatto una certa cosa che viene sottolineata come bella, degna di nota o utile; anche piccola, anche apparentemente insignificante “grazie perché ai giardinetti ti ho visto che hai coinvolto Paolo ed è stato un bel gesto, altri non lo hanno fatto e se non avessi fatto questa cosa un bambino se ne sarebbe stato tutto solo e triste”.

Imparare a ringraziare ogni cosa

Come trasmettere ai figli il senso di gratitudine? Chiediamo ai figli di essere riconoscenti ed è giusto.

Ricordiamoci di essere riconoscenti anche noi genitori, a voce alta, come esempi di riconoscenza.

Diciamo grazie ai figli o ai partner quando fanno qualcosa di positivo che notiamo.

Molti mi dicono “ma ha fatto solo il suo dovere”; sì, ha fatto solo il suo dovere ma se non lo avesse fatto sarebbe stato peggio e quindi grazie per aver fatto il tuo dovere. Non diamolo per scontato.

Mia moglie si è ricordata che c’era da fissare un certo appuntamento? Grazie.

Certo non ha fatto nulla di eclatante e l’appuntamento riguardava anche lei, ma se non lo avesse fatto non lo avremmo prenotato o lo avremmo fatto in ritardo, quindi, grazie.

Mio padre mi ha sempre detto grazie solo se gli davo in mano qualcosa… gli consegnano le forbici e mi diceva grazie, gli passavo la bottiglia dell’acqua e mi diceva grazie.

Era un grazie di cortesia ed educazione.

Un grazie di cortesia è meglio di niente ma qui si intende il dire grazie sapendo osservare le cose positive di ogni giorno.

Se lo fanno a voce alta i genitori, è più facile che imparino a farlo anche i figli.

Qualche tempo fa ho letto una frase e mi ha colpito: “La gratitudine trasforma ciò che abbiamo in abbastanza” e mi è molto piaciuta perché le persone che non sono abituate alla gratitudine non sono mai soddisfatte di ciò che hanno e quindi non sanno godere della propria vita, non danno merito a ciò che hanno e, peggio, sono costantemente insoddisfatte, amareggiate, frustrate da ciò che credono gli manchi.

Impariamo ad essere grati. Mary Davis, amministratore delegato delle Olimpiadi Speciali ha detto “Più sono grata e più bellezza vedo”… purtroppo è vero anche il contrario: meno sei grato e meno bellezza vedi, meno sei grato e più il mondo appare brutto.

 

Fabio Salomoni