Figli adulti ancora in casa… I figli, ad un certo punto, è giusto che escano dalla dimora genitoriale e inizino a vivere una vita propria. È il coronamento del ruolo di un padre e una madre che sono riusciti a portare all’autosufficienza i propri figli.

Il tempo passa, e quel tenero bambino si è trasformato in un adolescente con tutte le sue contraddizioni, le sue lotte, le sue ostentazioni e timori. Poi, l’adolescenza è lentamente evaporata lasciando figli ormai adulti.

Nella maggior parte dei casi tutto avviene più o meno naturalmente, ma vi sono molte situazioni dove, i figli ormai grandi, si comportano come se l’adolescenza non fosse terminata.

A volte è responsabilità genitoriale non aver creato le condizioni per un sano distacco. Altre volte è indole dei figli adagiarsi sulle comodità di casa.

Quando i figli sono ormai adulti e non costruiscono una vita autonoma, può avvenire che:

  1. Non lavorino, non studino e vivono alle spalle dei genitori
  2. Siano rientrati in casa dopo un fallimento lavorativo o di coppia
  3. Nonostante lavorino non ritengano di dover lasciare il nido

Figli adulti in casa, che non lavorano e non studiano

NEET è l’acronimo con cui vengono definiti i giovani che non studiano, non lavorano, non si aggiornano, non stanno seguendo alcun percorso di formazione, non stanno facendo nulla in una fascia d’età tra i 15 e 29 anni.

I dati sono allarmanti e sono riportati in una ricerca dell’UNICEF che ha per titolo “il silenzio dei NEET”: un’enormità di giovani sono esclusi socialmente, non hanno prospettive, non stanno pianificando alcunché e, se non avessero il sostegno della famiglia, sarebbero nell’impossibilità di qualunque “birretta” con gli amici, del carburante per il motorino, della ricarica del cellulare, di qualunque necessità personale etc.


Mi permetto di fare una prima osservazione al riguardo: una parte di questi ragazzi hanno perso la speranza. Hanno ceduto all’idea che studiare ed aggiornarsi, sia solo una perdita di tempo e che le aspettative di impiego siano così risicate, da non valere neppure la pena tentarci. È l’abbandono dei sogni, è la perdita delle aspettative, è la resa.

Un’ulteriore considerazione è che tutti questi ragazzi stanno al momento vivendo sulle spalle dei propri genitori o addirittura, dei nonni. Ma cosa accadrà quando questa generazione dovrà obbligatoriamente provvedere a se stessa? Come ci riuscirà?

Come genitori dobbiamo mettere i figli nelle condizioni di non abbandonarsi all’apparente agio che i loro genitori gli stanno consentendo di vivere.

Il problema è che a 25 e 30 anni tu, genitore, non hai più a che fare con dei figli-bambini.

Sì, sono i tuoi figli, ma non sono più bambini e non sono più ragazzi; sono adulti, uomini o donne e, fino a che consenti loro una vita da bambini, potrebbero decidere di continuare a stare in questa situazione.

Perché, diciamocelo, in moltissimi casi è comodo: non hanno responsabilità, non hanno obblighi, hanno un tetto sotto il quale ripararsi, il frigorifero è pieno, gli amici continuano a vederli, fanno gli orari che desiderano.

Non devono stare nel tuo albergo

È come stare in albergo, All-Inclusive e gratuito.

Cosa occorre fare? Ora ti darò la risposta peggiore che tu possa ricevere, ma è la sola che, a mio avviso, funziona: bisogna che smetti di consentire loro di vivere da bambini con pretese da adulti. Per il loro bene.

Occorre parlare da adulto ad adulto ponendo delle condizioni e delle regole (le tue) da rispettare.

Probabilmente ti criticheranno, forse ti odieranno, non capiranno perché li tratti così e ti diranno che non sei un genitore (nonostante tutti gli sforzi che hai fin qui fatto per loro), ma quando si è costretti a camminare, quando non si ha altra possibilità, scopriranno di saper camminare con le proprie gambe.

Se vivono con te, non lavorano e hanno certamente delle esigenze (benzina, magari le sigarette, uscite con qualche amico ogni tanto), tutto questo lo possono fare perché tu glielo permetti ma, fino a che glielo permetti, finché gli permetti di stare in albergo, loro potrebbero accontentarsi e decidere che è la scelta più comoda, non lo migliore per loro, ma la più comoda.

Figli adulti rientrati in casa

Può accadere che, a seguito della perdita di un lavoro, dei figli ormai adulti non siano in grado di mantenere una propria abitazione oppure, a seguito di un divorzio, si rendano contro di non riuscire più a provvedere a se stessi e si vedano costretti a rientrare in casa con i genitori.

È chiaro che i figli vengono riaccolti a braccia aperte ma questo non deve far credere ai rientranti di essere tornati all’adolescenza.

Li si riaccoglie con tutto l’amore del mondo, ma non è corretto che si approfittino di tale amore. Non essere in grado di mantenere un’abitazione propria non significa che debbano vivere totalmente sulle spalle dei genitori, chiedendo loro i soldi per le proprie necessità, vivendo come se fossero ragazzini dipendenti dai genitori.

Dico spesso che, ad un certo punto, quando sono ormai adulti, occorre comportarsi come se i figli fossero degli affittuari di una stanza in casa tua.
Se un estraneo prende dimora presso di te, dovrà rispettare il tuo regolamento. Nel caso in cui non gli stia bene, potrà decidere di andare ad alloggiare altrove. È chiaro che non è la stessa cosa e so bene che non sono estranei e sono i tuoi figli, ma occorre metterli nelle condizioni perché non si adagino e reagiscano, organizzando una nuova ripartenza lontano dal tetto genitoriale.

Devono rispettare chi li accoglie

Nel caso in cui non mostrino rispetto per le esigenze dei genitori e vivano come se tutto gli fosse dovuto, occorrerà dettare degli ultimatum. Chiari. Diretti e senza tentennamenti.

Si rifiuteranno e decideranno di chiedere ospitalità a qualche amico? Lo facciano, e poi vedremo quando anche gli amici diranno “Ok, adesso basta, perché io non sono la tua mamma”. Si troveranno ad andare a vivere dal padre? Lo facciano e poi vedremo. Saranno costretti ad andare a vivere altrove, magari lontani da te? Ok, lo facciano se è necessario per obbligarli a riprendere in mano la loro vita.

So che è la scelta più dolorosa, difficile, triste, ma è per il loro bene e dovremmo essere disposti a prenderla anche se fa soffrire noi genitori. 

Non sono decisioni che prendi per tua comodità: lo fai per loro; per indurli a riprendere in mano la propria vita ed il proprio futuro.

Ad un certo punto dovrai guardare in faccia la realtà. E prima di tutto è un lavoro che devi fare su di te per averne la forza. Per riuscire a mantenere la tua fermezza di fronte alle loro reazioni.

Figli adulti che non vogliono uscire di casa

Ci sono poi i figli che avrebbero la possibilità di andare a vivere per proprio conto ma non lo fanno.

Hanno trovato un lavoro, sarebbero economicamente indipendenti, ma decidono di continuare a stare con i genitori.

Perché questa decisione?

  1. Per non far soffrire i genitori che soffrirebbero del distacco
  2. Per continuare ad essere accuditi e coccolati dall’amore dei genitori

Molti genitori creano un rapporto simbiotico con i propri figli e arrivano a costruire una relazione che pone un sottinteso ricatto: “Cosa sarà di me se tu vai via?”.

Genitori che hanno ricolmato d’amore i propri figli per tenerli ancorati a sé, perché non sentissero il bisogno di andarsene, di tagliare il cordone ombelicale.

Ricordo, che lo scopo dei genitori, è crescere con amore i figli perché sappiano assumersi la responsabilità di saper vivere una propria vita. Se i figli decidono di restare in casa perché devono accudire i genitori, rinunciando ad una propria vita, rinunciando a costruire una famiglia, a vivere degli amori e ad avere figli a propria volta, ebbene, quei genitori hanno commesso un grave atto di egoismo.

Fa piacere che i figli si trovino bene e si sentano a proprio agio con i genitori, ma se non aprono le proprie ali e non spiccano il volo allontanandosi dall’agio e dalla protezione dei genitori, significa che non hanno formato in sé il necessario coraggio per guardare con fiducia verso un proprio futuro.

Ogni genitore sano, si augura che i figli possano succedergli. Dobbiamo crescere i figli perché sappiano prendere in mano la propria vita, senza attendere che ne siano costretti dagli eventi.

 

Fabio Salomoni