Essere mamma di figli maschi comporta una responsabilità in più. Aiutarli a crescere indipendenti e maturi, è un compito fondamentale quanto complesso. Ecco perché è importante fare alcuni passi indietro mentre loro fanno i primi passi avanti.

L’emergenza sanitaria causata dalla pandemia ci ha costretto a un brusco cambio di abitudini nella quotidianità e nell’attività: i corsi sono stati sospesi e così pure gli incontri personalizzati. Tutto si è trasformato in video appuntamenti e ciò che mi ha più sorpreso è stato il ricorrere di tematiche e situazioni in diverse occasioni di ascolto.

Mamma del compagno o mamma di figli maschi?

La mamma nella famiglia, la mamma nella coppia. Al centro di molti appuntamenti virtuali che hanno caratterizzato questo tempo sospeso c’era lo stesso problema: l’aver interpretato, per molti anni, ruoli sbagliati.

Vengo subito al punto e poi lo spiego meglio:

1.    Coppie che si disgregano perché la partner ha il ruolo di mamma del compagno

2.    Genitori in difficoltà perché continuano a trattare come un bambino piccolo un figlio ormai grandicello

Inizio dal 2° punto: una mamma molto accudente, molto presente, che si occupa di tutto, che accentra su di sé ogni responsabilità ed iniziativa, è una mamma che rende la vita dei figli maschi comoda. Si occupa di tutto lei. Solitamente anticipa i desideri, soddisfa i bisogni prima ancora che nascano. Spesso sono molto ordinate e si rammaricano per il proprio figlio che non rassetta mai e sono costrette a farlo loro al suo posto. Si lamentano perché il figlio è un po’ un “bamboccione” che non decide neppure quali calze mettere: “non lo sa” dicono.

In realtà, il figlio si sta solo godendo il servizio All-inclusive che viene quotidianamente offerto.

In alcuni casi può sembrare opprimente e limitante, ma per molti ragazzi, avere una mamma factotum è una vera pacchia e oltretutto, così facendo, le mamme in questione si sentono necessarie e insostituibili: “Se non ci fossi io…”.

Punto 1°: il ragazzo del punto 2 prima o poi diventa grande e con ogni probabilità cercherà e troverà una compagna. Qual è la compagna ideale? Colei che riveste e ricopre il ruolo che aveva la mamma. Una donna che prenda le decisioni, che si assuma la responsabilità nei momenti complicati, che si occupi delle piccole questioni che per lui sono troppo insignificanti perché richiedano la sua attenzione.

Non è una questione di chi stiri o passi l’aspirapolvere, è più chi dei due assuma il ruolo di riferimento. Con ogni probabilità una persona così, che potrebbe sostituire la mamma prendendone il ruolo, non sarà molto apprezzata dalla suocera.

Mamma che coppia

Tra Lui e Lei, dopo l’ardore dell’innamoramento che non conta ai fini del rapporto di coppia a lungo termine, si instaura sempre più un ruolo dove, il compagno, si affida.

Spesso lo fa con atteggiamento di sufficienza, come se lo facesse per consentire a Lei di avere un suo spazio: “Lo faccio perché credo nella parità e quindi è giusto che anche le donne decidano”. È la più grande menzogna che possano raccontare a sé stessi per illudersi di essere emancipati, in realtà stanno sfruttando la partner per avere una situazione di comodo.

Mamma, amore e… compagne

Da un lato la mamma. Dall’altro la compagna che non è esente da responsabilità. Spesso ha avuto una madre di grande forza e riferimento che cerca di imitare. Eh sì, un po’ quella madre del punto 2. Così quella piccola bimba si è creata la convinzione che per esser di valore, per guadagnarsi e conquistarsi uno spazio all’interno del rapporto di coppia, occorresse essere un forte punto fermo di riferimento.

Mi potreste dire: “Ma Fabio, se Lei è felice di essere l’ombelico del mondo e Lui è felice di non dover affrontare e gestire responsabilità, sono entrambi soddisfatti. Qual è il problema?”

Il problema è che con il passare del tempo Lui tende a vivere e considerare il loro rapporto come se fosse quello di madre-figlio. Uno dei primi sintomi è un forte calo della libido; Lui non la cerca più. Le vuole un bene dell’anima, ma come fai ad andare a letto con una figura che rappresenta la mamma? Non si riesce.

Oltretutto, un uomo che ha lasciato alla compagna ogni ruolo decisionale, è un uomo che ha demandato gran parte delle situazioni che sarebbero per lui fonte di testosterone. L’uomo quando decide, quando è vincente, quando si sente all’altezza, quando sente di essere un risolutore di problemi e difficoltà, crea grandi quantitativi di testosterone e si sente bene; in questo caso non avviene ed è un’altra causa del suo calo della libido.

Mamma che disastro!

E in tutto questo stato confusionale, in cui comportamenti, amore e ormoni giocano un ruolo preponderante, cosa succede?

  1. Lei non si sente amata. Lui non la cerca più, non la considera più come donna e quindi con ogni probabilità, non la ama più.
  2. Lui le vuole bene, tantissimo, con tutto il cuore, come se ne può volere a una madre, ma non dovrebbe essere questo il loro rapporto.
  3. Lei cerca di affrontare il problema in modo adulto e maturo ma Lui fugge, perché adulto e maturo non è il suo ruolo: lui è il bambino.
  4. Lui ha comunque delle pulsioni, perché la sessualità è un bisogno naturale e, alla prima avvisaglia di interesse da parte di una donna, si tuffa nell’illusione di felicità.

Un disastro totale.

Cosa possiamo fare?

Il primo passo è che le madri non tengano i figli maschi nello stato “bambino piccolo” per sempre. È importante, anzi, che facciano tanti piccoli passi indietro mano a mano che i figli crescono, invitandoli a decidere e ad assumersi le responsabilità, favorendo stimoli che li aiutino a maturare.

Occorre che le partner non facciano le madri dei propri compagni. Un rapporto di coppia sano, è un rapporto di equilibri paritari, dove entrambi si assumono l’onere ed il carico di sostenersi e condursi.

Per tutti coloro che hanno delle ferite nell’autostima, è purtroppo fin troppo facile cadere nelle dinamiche descritte. 

La strada migliore è lavorare su di sé per essere madri preparate al di là delle buone intenzioni, e per essere partner che non abbiano la necessità di essere “tutto” per sentirsi importanti, necessarie e quindi, amate.

 

Fabio Salomoni