Oggi la domanda è una: quanto devo stimolare il cervello di mio figlio?

Nel mondo dell’educazione ed in campo pedagogico, ci sono ormai multinazionali che traggono enormi vantaggi dal fatto che esistano programmi educativi di stimolazione cerebrale, oltre che programmi farmacologici, i quali affermano di poter aumentare l’attenzione, la memoria, ed il buon comportamento.

Insomma, quel che ci viene proposto, è di condizionare i nostri figli perché diventino tanti piccoli geni robot.

Poi ci sono le teorie opposte, le quali invitano a tener lontani i bambini da qualunque frustrazione, lasciandoli crescere liberi, senza limiti, senza bordi, e senza regole.

Non ci sono prove che funzionino. Ritengo, anzi, vi siano diverse prove che non funzionino.

Il bambino ha bisogno di sapere fin dove può spingersi e dove no, e non puoi pompargli il cervello come fosse un anguria geneticamente modificata di 200 kg, che è grande ma senza gusto.

Il cervello del bambino ha bisogno di fare i propri piccoli passi, di esperienza e apprendimento.

E la domanda ritorna: “Quanto devo stimolare il cervello di mio figlio?”

Iper stimolare il cervello non gli permette di apprendere l’arte dell’empatia, non gli fa vivere il bisogno di saper ritrovare la calma, il saper amare, il saper attendere, il saper gioire ed entusiasmarsi.

Convincersi che per essere un adulto felice sia sufficiente avere tante nozioni contenute nella mente, è un grande errore.

Un vero adulto sano e felice, può avere meno dati e numeri, ma deve saper Essere, deve saper affrontare la quotidianità con serenità e fiducia.

Tutto questo lo si apprende con il normale crescere, avendo accanto genitori ed insegnanti che abbiano rispetto per i suoi tempi.

Se osservi i grandi geni contemporanei, noterai che la maggior parte di loro danno l’idea di essere avulsi dalla reale vita, ed in qualche caso mostrano addirittura difficoltà sociali o di socializzazione.

Non credo sia ciò che desideriamo per i nostri figli.

Ma da dove arriva questo bisogno di rendere tutto competitivo?

Da dove arriva la convinzione che per essere felici occorre essere altamente performanti e in cima alla lista?

E poi, chi stabilisce a quale lista?

Magari occorrerebbe essere in cima alla lista della serenità, della pace con se stessi, e tanti adulti hanno così tante lacune in questo campo.

 

Fabio Salomoni