I NEET (Not in Education, Employmenti or Training) sono i giovani che non studiano, non lavorano, non si aggiornano, non stanno seguendo alcun percorso di formazione, non stanno facendo nulla.

Nello studio dei NEET vengono seguiti i ragazzi tra i 15 e i 29 anni. Dovrebbero essere il futuro dell’Italia. Dovrebbero essere coloro che seminano, per poter raccogliere con fiducia il proprio futuro.

I dati sono allarmanti e sono riportati in una ricerca dell’UNICEF che ha per titolo “il silenzio dei NEET”:

In Sicilia il più alto numero con il 38,6%, poi la Calabria con il 36,2% e la Campania con il 35,9% (fonti Istat).

Quindi la stragrande maggioranza dei NEET si trovano al Sud dove ben il 34% dei giovani al di sotto dei 30 anni di età, al Centro sono il 19% ed al Nord sono il  15,5%.

Significa una enormità di ragazzi che sono esclusi socialmente, che non hanno prospettive, che non stanno pianificando alcunché, e che se non avessero il sostegno della famiglia, sarebbero nell’impossibilità di qualunque “birretta”, carburante, ricarica del cellulare etc.

Il NEET è un indicatore della qualità della vita e della società, ed i dati dicono che quella che stiamo vivendo in Italia è una qualità insufficiente ed allarmante.

Secondo i dati di Eurostat, l’Italia è prima, con il numero più alto (essere primi in queste classifiche è terribile) con il 29% dei giovani tra i 20 e 34 anni inattivi: la media europea è del 12,9%.

Ma riusciamo a farci una idea di quanti siano concretamente questi ragazzi NEET?

In valore assoluto, in Italia vivono 2.116.000, si, hai letto bene, 2milioni e 116mila ragazzi inattivi. Non so se sia chiaro cosa rappresenta questo numero.

L’intera popolazione della Calabria ha meno abitanti dei giovani NEET in Italia; significa che ci sono più NEET in Italia che abitanti in Liguria, o nelle Marche.

Quindi sono una moltitudine di ragazzi nullafacenti, sbandati, senza nessuna educazione?

Non proprio, anzi, l’11% dei NEET sono laureati, la maggior parte (il 49%) hanno conseguito almeno un diploma di scuola superiore (oggi si dice scuola secondaria).

Occorre valutare diversi aspetti in questo quadro:

  1. Una parte di coloro che risultano essere NEET, probabilmente sono attivi ma lavorano in nero. Quindi il numero è certamente inferiore, ma la condizione non è rosea e sono in una posizione di grande instabilità ed incertezza.
  2. Una parte di questi ragazzi hanno perso la speranza. Hanno ceduto all’idea che lo studio, l’aggiornamento, siano solo una perdita di tempo e che le aspettative di impiego siano così risicate, da non valere neppure la pena tentarci. È l’abbandono dei sogni, è la perdita delle aspettative, è la resa.
  3. Tutti questi ragazzi stanno al momento vivendo sulle spalle dei propri genitori o addirittura, dei nonni. Ma cosa accadrà quando questa generazione dovrà obbligatoriamente provvedere a se stessa? Come ci riuscirà?

Insomma: i giovani sono sempre meno e l’età media della popolazione si sta abbassando, i MEET sono sempre di più, e sono sempre maggiori i giovani che decidono di andare all’estero per costruire il proprio futuro. Ma che scenario è?

 

Fabio Salomoni