A proposito di capricci e bambini, da quando mi occupo di dinamiche familiari, osservo spesso scene di coppie o di genitori, che vorrei poter filmare e portare all’attenzione di chi mi segue. 

Qualche giorno fa, in un parcheggio di un centro commerciale, ho assistito a una scena che andrebbe studiata durante i seminari per mostrare come, alcuni comportamenti, determinino pessimi risultati nell’educazione e nei rapporti genitori-figlio.

Bambini che fanno i capricci

Avevo già notato, all’interno del supermercato, il bambino e sua mamma.

Il piccolo, di circa 6-7 anni, esternava le sue richieste facendo i capricci. È una vera e propria tecnica, quella del capriccio. La madre era esausta e a disagio: sentiva gli occhi dei passanti fissi su di loro. 

A volte lo strattonava, a volte gli gridava “Ora basta. Finiscila” ma era evidente come le sue parole non sortissero alcun effetto. Il bimbo faceva comunque ciò che voleva e lei proseguiva oltre.

Arrivati al parcheggio, la mamma gli ha puntato davanti il dito indice e ha gridato: “Sei in castigo. Niente TV, niente PlayStation e questa sera lo dico al papà!“.

Come gestire i capricci dei bambini?

Prima osservazione: perché far passare l’idea che il papà debba essere temuto? Perché usare la figura del padre per intimidire il figlio? Più viene utilizzata questa modalità, più la mamma perde autorevolezza, ritrovandosi sempre più immersa in un circolo vizioso che non le permetterà di affrontare adeguatamente queste situazioni. In una sola frase ha perso “tonnellate” di credibilità.

Altro punto da sottolineare: la punizione “niente TV e niente PlayStation” è stata assegnata senza un limite di tempo della sanzione. Praticamente l’ergastolo.

Il bambino è immediatamente scoppiato in lacrime strillando ancor più di quanto non avesse fatto sino a quel momento dicendo tra i singhiozzi: “Scusa, scusa. Non SARÒ più cattivo” con toni e gesti plateali ed eccessivi, proprio come aveva fatto all’interno del supermercato.

Qui, il colpo di scena. La mamma ha risposto: “Ok, smetti di piangere però. E comunque non avrai il gelato a cena“. 

È passata dall’ergastolo al divieto di gelato. La sua credibilità si è ridotta ulteriormente. Quel minimo di autorevolezza si è dissolta completamente. 

Il bambino ha smesso di piangere e strillare ma a quale prezzo educativo?

Come comportarsi con i capricci dei bambini?

Io credo che spesso, si ricorra al castigo, più per scaricare la frustrazione del genitore, che non ha ben chiaro cosa fare di fronte ai capricci del proprio bambino. 

Fare il genitore non è semplice. Il comportamento di questo bimbo è il risultato di modalità scorrette di relazione genitore-figlio.

Sarebbe più corretto capire quali comportamenti, parole, regole, debbano essere riviste per riportare, giorno dopo giorno, a un clima consono e sereno, ma per riuscire a compiere questo cambiamento occorronovoglia di mettersi in discussione ed il desiderio di apprendere nuove strategie di pensiero e comportamento.

Quando il bambino fa i capricci

Nel momento in cui il bambino scopre che piangendo e strillando ottiene qualcosa, impara una strategia d’azione che poi reitererà per tutta la sua vita. 

È necessario far capire al bambino che, pur capendo il suo desiderio e le sue necessità, il suo atteggiamento gli preclude ogni possibilità di essere ascoltato e quindi accontentato. 

Il tutto va applicato senza la necessità di urlare ed essere aggressivi verbalmente, perché l’autorevolezza la si esprime con serietà e fermezza, non con rabbia.

Cosa fare con i capricci dei bambini

Nello sfogo, il bambino ha detto: “non SARÒ più cattivo”. Non ha detto: “non FARÒ più il cattivo”. Questo significa che avverte la cattiveria come parte della sua identità. In altre parole, è già entrata nell’idea che ha di se stesso.

Difficilmente cambierà comportamento e atteggiamento finché considererà la cattiveria o la disubbidienza parte di se stesso e del proprio modo di essere. 

Se è arrivato a questa conclusione, molto probabilmente è perché gli adulti che gli sono accanto, gli hanno ripetuto più volte che è cattivo, non che lo fa. 

Giorno dopo giorno ha accettato quell’immagine che gli veniva attribuita e il suo comportamento si è perfettamente allineato. Il bambino è coerente.

In pochi decidono di agire prima che la situazione sia insostenibile. Oggi, con questa lettura hai l’opportunità di comprendere che puoi agire subito e imparare tecniche che aiutano te a trovare le parole giuste e il tuo bambino a crescere nell’autostima.

 

Fabio Salomoni