Si sa, i figli non fanno gli auguri. Qualche giorno fa ho visto qualche scena di un film del 2012 dal titolo “Una famiglia perfetta” con Castellitto che è anche il regista, Claudia Gerini, Francesca Neri, Marco Giallini e Paolo Calabresi, insomma un cast italiano di tutto rispetto e ad un certo punto, Castellitto, durante la messa di Natale sale sul pulpito, prende parola e critica aspramente tutta la famiglia perché non si sono preoccupati di fargli un regalino, neppure piccolo e dice “Mi sarei accontentato di una cravatta, anche brutta, un maglioncino…”.

Il bisogno di ricevere considerazione dai figli

Guardando quella scena mi sono venute in mente 2 situazioni:

  1. In prossimità della festa della mamma, un post di un mio contatto chiedeva “Ma i vostri figli si sono ricordati di farvi gli auguri?”. Mi ha colpito che ci fossero circa 150 commenti sotto al suo post, che dicevano: “Se può consolarti, i miei, solo dopo che ne ho fatto richiesta”, oppure una signora ha scritto “Mia figlia mi ha detto <<che bel cestino pieno di cioccolatini mamma>> e io le ho detto <<mi sono fatta il regalo della mamma da sola>>”. Moltissime hanno scritto cose più meno come “il mio mi ha fatto gli auguri solo perché glielo ha detto il padre” e mi è piaciuto il commento di una mamma che ha scritto “Con molta disinvoltura ho detto ai miei figli: <<Buongiorno, oggi è la festa della mamma!>> E loro: <<Auguriiii>>. Perché rattristarsi per un augurio dimenticato?”.

  2. A tutto questo, si è unito un SOS di una signora che seguo in coaching e ho messo tutto insieme: cosa le è successo? Con l’arrivo del Natale ha detto ai figli cosa desiderava ricevere in regalo. Qualche giorno prima loro le hanno detto che non lo trovavano e lei è andata su tutte le furie perché li avevi avvisati con 2 mesi d’anticipo e ha interpretato il loro gesto come una mancanza di riguardo nei suoi confronti. Al telefono mi ha detto: “Io… che penso ai loro regali di Natale dal 26 dicembre dell’anno prima!”

La mamma ha bisogno del regalo come conferma d’amore

Metto queste situazioni insieme e faccio una considerazione: il bisogno di conferma d’amore.

 Il bisogno di conferma d’essere amati, il bisogno di conferma che abbiano considerazione per noi, il bisogno di conferma che ci considerino importanti, attraverso il gesto del dono.

In fondo è solo questo. Il regalo, di per sé è solo il simbolo, è il mezzo attraverso il quale molte persone misurano quanto gli altri li amino o li pensino.

Quando parliamo d’amore faccio spesso riferimento al mio corso sui “serbatoi dell’amore”.

Chi di voi ha seguito il corso sui serbatoi che si tiene a dicembre, saprà che uno dei serbatoi è proprio “doni d’amore”, regali d’amore, cioè, l’apprendere che gli altri ci amano, la conferma che gli altri ci amano, che tengono a noi, attraverso il gesto del regalo e, ancora prima, il tempo che ci hanno dedicato pensando cosa acquistare per noi, la scelta di un regalo che fosse indicato per la persona.

Per coloro che considerano questo serbatoio importante, non ricevere il regalo o non ricevere gli auguri, è una grande mancanza di considerazione, tutto crolla perché è lo strumento con il quale misurano l’amore altrui nei loro confronti e, ciò che traggono, l’informazione che interpretano se non ricevono nulla è: “Non tengono a me, non mi amano”. A questo punto, solitamente, prendono il via e trovano spazio tutte le frasi come “con tutto quel che faccio per loro” “mi trattano come una serva che considerano solo quando serve” etc…

Come far capire ai figli che hanno sbagliato?

In più, questa signora, per far sentire in colpa le figlie, il regalo se l’è cercato, trovato e comprato da sola dicendo loro “me lo sono dovuta prendere da sola il regalo di Natale”.

È stata una sessione di coaching accettando e rispettando il suo sentire, come spesso accade ad inizio incontri, perché non si può dire ad una persona che è convinta di certe cose, che è convinta di aver ricevuto un torto, una mancanza di considerazione e rispetto, che si sbaglia, che non è così. Se lo facessi, chiuderebbero immediatamente l’ascolto, si rifiuterebbero di darmi retta e entrerebbero in uno stato di opposizione.

Ciò che faccio, e che ti invito a fare quando le persone a te care hanno delle convinzioni che portano loro sofferenza, nella prima fase: ascolto e comprensione.

Mettiti nei panni dell’altra persona e analizza le cose dicendo che comprendi il suo punto di vista, ciò che prova e le considerazioni che ha fatto. In questo modo si crea comprensione, si crea alleanza e scoprirai che gli altri diventano più disponibili a aprire un varco della comunicazione che permette l’ascolto reciproco.

Le persone non vogliono essere corrette, non subito per lo meno.

Osserva i tuoi figli: anche se hanno una reazione che non approvi, anche se hanno un comportamento che non approvi, la prima fase non deve essere di rimprovero. Non attaccare immediatamente. La prima fase è di ascolto per comprendere. Non intendo che devi comunicare che approvi il comportamento, ma che sei disposta a capire che, dal loro punto di vista, hanno ritenuto d’agire così, anche se era sbagliato.

Dopo, quando vedete che c’è disponibilità all’ascolto, solo a quel punto e non prima, si può iniziare a far capire alla persona che forse le cose potevano andare anche diversamente.

Ciò che è “la verità” per questa mia cliente, è solo una sua interpretazione dei fatti, lecita ma non assoluta, comprensibile ma non l’unica possibile interpretazione dei fatti. Il fatto che lei iniziasse dal 26 dicembre dell’anno prima a pensare e cercare i doni più adatti per le persone che ama, è una sua scelta che per lei rappresenta un segno d’amore ma, per altri, potrebbe essere interpretato diversamente, magari, addirittura, un segno di ossessione. Inoltre, nessuno glielo ha chiesto di fare così, è una sua scelta, una sua iniziativa, se lo fa o non lo fa, per le altre persone, non cambia nulla. Se cerca i regali con un anno di anticipo o con una settimana di anticipo per i familiari è lo stesso.

Come spesso avviene nelle dinamiche familiari, se è una tua libera scelta non puoi obbligare gli altri a comportarsi allo stesso modo. Possono farlo ma non deve diventare un obbligo.

Quanto è importante per te il regalo dei tuoi figli?

A me dei regali ad esempio non mi importa nulla. Se mi dicono “auguri” e mi fanno un bel sorriso e mi danno un bell’abbraccio io sono a posto. Non significa che sia giusto così; per me ha questo valore ma, come già detto, per altri il dono ha un significato e un valore.

Mia figlia ha “dono d’amore” come serbatoio preferenziale per dimostrare e ricevere amore. Sapendo questo, abbiamo dovuto dedicare una maggiore attenzione al pensare cosa regalarle. Per quel che interessa me, e mio figlio è uguale, stare a fare il regalo è uno sforzo immane. A mio sentire, non è dal regalo che “tasto” l’amore delle persone a cui tengo. Ad esempio, per mio figlio conta di più il bigliettino abbinato al regalo e, quando fa un dono ai suoi amici dedica ore a scriverlo, disegnarlo e ricamarlo, intarsiarlo etc. Ci tiene molto e il tempo che gli dedica è il suo modo per dire “tu conti per me”.

Ma non tutti siamo uguali.

Ieri ho scritto alla signora del coaching e le ho chiesto com’è andato il natale e mi ha risposto che ha parlato con i figli, si sono riconciliati, hanno trascorso una splendida giornata in serenità e allegria e che le hanno fatto un pensiero che non era quello che aveva chiesto (anche perché se l’era comprato da sola e se avessero voluto farle una sorpresa dicendole che non l’avevano trovato per poi donarglielo, ne avrebbe avuti 2 e si sarebbe sentita sprofondare).

Chiedere il regalo della mamma è corretto?

Infine, sono combattuto: il regalo si può chiedere? Dicendo cosa vuoi che ti regalino crei un senso di obbligo quindi è negativo, stai facendo pretesa. Però chiedendolo liberi le persone dal fardello di pensare cosa donarti e per molti è positivo. Quindi ha un pro e ha un contro.

Poi mi dico: ma il bello del regalo non è la sorpresa? Non è l’ignoto di sapere cosa si sono inventati, cosa hanno pensato potesse andare bene per me? A mio avviso non dovremmo commettere l’errore di fare in modo che il regalo diventi più importante del gesto di regalare. Daremmo più importanza all’oggetto in sé piuttosto che al gesto del dono. Tu cosa ne pensi?

Il regalo per mia mamma

Mia mamma ha 84 anni ed è super golosa. A Natale, Pasqua e compleanni non sbaglio mai: cioccolatini. Essendo affetta da Alzheimer, ogni volta le devo ripetere infinite volte che sono il regalo per la festa della mamma o per il suo compleanno perché se lo dimentica dopo pochi istanti… ma la sua gioia e sorpresa sono sempre impagabili!

 

Fabio Salomoni