Tanti genitori mi scrivono per chiedermi come motivare un figlio. Alcuni si lamentano del poco impegno riservato allo studio, altri della scarsa propensione ad interessarsi ad alcuni aspetti della “vita”, oppure ritengono scarsa la dedizione con cui si approcciano alle attività extra scolastiche o di svago.

Si vorrebbe vedere i figli tracimanti di fervente vitalità ed entusiasmo nei confronti di ciò che, noi genitori, riteniamo utile ed importante.

Come motivare un figlio che ci appare disinteressato o abulico?

I meccanismi motivazionali sono essenzialmente due: il “bastone” e la “carota”.

Con “bastone” si intende tutte quelle iniziative che creano e prospettano una realtà da cui si vorrebbe fuggire o evitare: le minacce (“Conto fino a 3 e se non lo fai subito ti do una sonora sculacciata!”, “Se non metti in ordine lo dico al papà che ci pensa lui a sgridarti quando arriva a casa!”), oppure il ricatto (“Se non finisci di fare i compiti ti tolgo la Playstation per due giorni!”, “Se non mangi tutto non ti faccio vedere i cartoni animati”), e infine nel metodo “bastone” si annovera le maniere forti come le sculacciate, gli scapaccioni e le sberle.

Su cosa fa leva il metodo “bastone”?

Il bambino o ragazzo che vuole evitare di soffrire o ha paura delle conseguenze, potrebbe decidere di assecondare il volere genitoriale.
Nel breve periodo si possono ottenere risultati apprezzabili  ma al prezzo di abbandonare il ruolo genitoriale, di smettere il compito educativo di colui che insegna attraverso un esempio positivo. Occorre essere consapevoli che si sta facendo leva sui meccanismi di reazione alla paura e non sui meccanismi di apprendimento e comprensione.

In poche parole, tuo figlio potrebbe assecondarti ma non perché interessato o perché ne ha compreso l’importanza; semplicemente agisce per salvaguardare la propria incolumità psichica o fisica. Sopravvivenza.

Cosa dovrebbe chiedersi un valido genitore?

La domanda che dovremo porci come genitori è la seguente: ci basta che i figli eseguano i nostri dettami o vogliamo che crescano capendo, comprendendo, ponderando e apprendendo le nostre indicazioni?

Ogni giorno ricevo mail o messaggi riguardanti le difficoltà nel farsi ascoltare dai propri figli, nel farsi ubbidire.
Come ho più volte indicato in alcuni articoli precedenti, ci sono i metodi “Bastone” ed i metodi “Carota”.

Con i metodi “bastone” si ottiene ciò che si chiede loro come reazione alla paura; seguono le tue indicazioni per sopravvivenza e non avviene alcun apprendimento, alcuna valutazione e alcuna acquisizione: attivano solo una reazione causa-effetto, minaccia-comportamento di salvezza.

Come motivare un figlio: qual è l’alternativa?

L’alternativa è motivare con i metodi “carota”. Vengono spesso considerati più complessi da attuare ma solo perché non siamo abituati ad utilizzarli quotidianamente e, i più, credono sia più naturale il metodo “bastone” perché probabilmente i loro genitori ed i nonni lo hanno applicato costantemente. È certamente il metodo che consente di avere maggiore soddisfazione ai genitori che si rendono conto di aver agito per il bene dei figli con un obiettivo a lungo termine.

La differenza tra i due metodi è notevole poiché i figli passano dall’agire per obbligo all’agire per desiderio. Ciò che inconsapevolmente pensano è: “Lo faccio perché lo voglio fare e non perché me lo impongono”.

Per applicarlo si ricorre principalmente a due metodi:

  • Il feedback positivo
  • Gli obiettivi motivanti

Entrambi danno ottimi risultati e possono essere utilizzati contemporaneamente, ma sono pochi i genitori che vi ricorrono perché si preoccupano solo di “spicciarsi” e mirano ad avere risultati nell’immediato.

Il feedback positivo consiste nel sottolineare gli aspetti positivi di quanto i figli fanno, riconoscendo loro i meriti e apprezzando la parte meritevole del loro operato.

Gli obiettivi motivanti sono la leva su cui agire perché i figli desiderino agire.

Quali sono le difficoltà dell’approccio “carota”?

La difficoltà maggiore che si riscontra applicando il “feedback positivo” è data dall’abitudine della maggior parte delle persone alla critica, a notare ciò che non va, a sottolineare le mancanze e le aree di miglioramento o gli aspetti lacunosi.

Queste persone sono abituate  a non accontentarsi mai, a volere e pretendere sempre di più dai propri figli mirando al perfezionismo.
Come motivare un figlio non è una cosa semplice…

In questo caso, anche se il figlio fa qualcosa di buono, anziché complimentarsi, tendono a rimarcare una qualche mancanza, tendono a fare un qualche appunto sull’operato o sul risultato ottenuto, privando i figli di ogni sensazione di soddisfazione e appagamento.

La difficoltà degli “obiettivi motivanti” sta nel fatto che per applicare con successo questo approccio occorre conoscere bene i propri figli, sapere cosa piace loro, cosa li attira, cosa fa nascere loro il sacro fuoco dell’azione, i motivi che li spingono ad agire con piacere (motivi dell’azione = motiv-azione).

Di solito i genitori presumono di conoscere i propri figli sulla base di ciò che motiva loro stessi. Ipotizzano e provano a stimolare in base a propri interessi che ritengono che ritengono indubbiamente stimolanti anche per i figli.

Spesso si meravigliano della scarsità dei risultati accusando i figli di essere poco motivati a tutto. L’errore è di presupporre anziché conoscere realmente, e non basta chiedere “cosa ti piace?”… troppo semplicistico.

Il figlio, bimbo o adolescente, può essere motivato e stimolato ma non è né semplice né intuitivo. Occorre capire come riconoscere le sue specificità e sapere come agire per ottenere i risultati migliori.

Per questo tengo il percorso formativo di Dinamiche Familiari e il Gruppo Facebook “Esclusivamente con Fabio Salomoni”.

 

Fabio Salomoni