Tanti genitori si lamentano dei propri figli che non aiutano in casa. Solitamente è una lamentela che riguarda i figli adolescenti, perché fintanto che sono piccoli, si pensa debbano essere i genitori a dover provvedere alle necessità domestiche.

Come genitori dobbiamo esser consapevoli che quando dei figli, per 12-15-18 anni non hanno mai spostato un piatto, pretendere che lo facciano, da un momento all’altro, stravolgendo le loro abitudini, distogliendoli dai loro interessi che ritengono prioritari, per occuparsi di qualcosa che non hanno mai ritenuto compito loro (e non lo hanno mai ritenuto tale perché i genitori glielo hanno fatto credere), è molto probabile che la nostra aspettativa venga infranta.

2 regole che i genitori devono ricordare

Ci sono 2 regole base che ogni genitore deve tenere ben a mente quando si tratta di creare un cambiamento nel comportamento dei figli:

1) nulla è scontato, nulla è ovvio. L’ovvio è solo nella tua testa. È ovvio per te ma non significa che lo sia anche per gli altri. Se pensi che debba essere ovvio per chiunque è facile che vivrai la delusione dell’aspettativa infranta

2) i risultati non si ottengono dall’oggi al domani. Ogni cosa va seminata, curata, fatta crescere e solo alla fine potrai raccoglierne i frutti.

Non sono 2 regole da poco.

Se tu credi che i tuoi figli ti daranno una mano solo per il fatto che tu lo ritieni doveroso, o giusto, è chiaro che non lo otterrai.

Potresti dirmi “ma, è doveroso che mi diano una mano!!” e in via di principio sono d’accordo; ma non basta.

Il solo fatto che sia giusto così, non fa in modo che poi si verifichi.

Poi c’è il punto 2: quando lasci che le cose vadano in un certo modo per tanti anni, si accumula in te la frustrazione e, ad un certo punto, quando la situazione non la sopporti più, esplodi, e iniziano le richieste, le pretese, il tono della voce si alza, si litiga etc…

Quando si arriva a questo punto occorre essere consapevoli che la causa risiede proprio nel fatto che hai lasciato andare per tanto tempo.

All’inizio non ci facevi caso, per un po’ di tempo ti dici “ma sì, non c’è problema, faccio io. È ancora piccolo”, oppure “faccio prima se faccio io” e con l’obiettivo di risparmiare tempo, non ti occupi di seminare per ciò che vorrai raccogliere un domani.

I bambini vanno educati alle faccende domestiche

I bambini, fin da piccoli, adorano scimmiottare genitori.

Se la mamma cucina vogliono “paciugare” anche loro con gli ingredienti, se qualcuno passa l’aspirapolvere vogliono farlo anche loro.

Purtroppo molti genitori, pensano che debbano solo giocare con i loro giochi, divertirsi e non pensare alle cose dei grandi.

In questo modo si perde una grande occasione. Quale? Quella di creare un’abitudine nel collaborare in casa.

La vita quotidiana è colma di abitudini che ci costano tempo e fatica ma non ce ne accorgiamo poiché appartengono alla normalità quotidiana.

Se inizi fin da bambini a fargli fare delle piccole cose, quelle piccole cose le fanno senza pensarci. Arriverà un momento dove diranno “uffa, che barba, non mi va” e, la risposta corretta dovrà essere di comprensione “Si. È vero. Hai ragione, non è divertente MA ognuno fa qualcosa per il bene di tutti, per aiutarci”.

Come educare i figli a collaborare in casa

Stiamo parlando di bambini, di 5-6-7 anni.

Questo significa che un bambino deve apparecchiare, sparecchiare, sistemare la lavastoviglie, cucinare, far andare la lavatrice, stendere i panni etc?

NO. Significa che quando inizi a volerlo educare da questo punto di vista, gli assegni un primo piccolo compito. Magari inizi con il portare le posate a tavola mentre tu ti occupi dei piatti e bicchieri.

Il suo compito ufficiale sarà quello: portare le posate e distribuirle. Niente altro, mentre collaborate insieme poiché anche tu stai portando a tavola qualcosa.

Ogni volta che fa il suo piccolo compitino, lo ringrazi e gli dici quanto è stato bravo/a e preciso/a.

Questo ringraziare e lodare serve per dare buone sensazioni e legare la gratificazione a quel comportamento.

Dopo un po’ che il bambino porta le sue posate gli puoi dire se ti dà una mano con i bicchieri stando ben attento perché sono di vetro. Quindi gli si affida un’operazione di un livello leggermente più impegnativo perché se cade una posata non accade nulla ma se cade un picchiere ti tocca raccogliere i vetri e c’è il pericolo che si faccia male.

Non gli stai chiedendo di attraversare a piedi l’autostrada o di saltare dal balcone: è un passo in più rispetto a prima ed è certamente alla sua portata.

Quando suddividi i panni per la lavatrice, chiedi che ti aiuti con i colorati e i bianchi. Ciò che sarà un gioco, servirà quando gli chiederai di occuparsene in prima persona.

Poco a poco ci saranno delle mansioni che saranno esclusivamente a suo carico.

Devi avere ben chiaro che quella è una sua mansione ma giocare alla PlayStation è più divertente. Quindi, se qualche volta lui evita di occuparsene e lo fai tu al posto suo, quella mansione non sarà più, nella sua testa, un compito suo, puoi occupartene tu e la frittata è fatta.

Il bambino cresce e le mansioni aumentano

Più i figli crescono e più affidi altre piccole mansioni che, come avrai notato nella mia spiegazione, all’inizio farete insieme. Solo in seguito le affidi a loro apprezzando quanto fanno.

Se non fai questi passaggi è naturale che arrivino all’età dell’adolescenza con l’idea che tutte queste azioni non siano di loro competenza.

Perché i figli devono aiutare in casa?

Altro punto importante: perché i figli dovrebbero dare una mano in casa? Non per togliere fatica a te. Non per risparmiare i soldi di un addetto alle pulizie. Devono partecipare alla suddivisione delle mansioni per insegnare loro ad essere autonomi e per insegnare il concetto di collaborazione all’interno delle mura domestiche.

Non si insegna ai figli a stirare per avere un vantaggio noi stessi, lo fai per loro, per il loro bene.

Potresti assegnargli il compito di portare l’acqua a tavola. Solo l’acqua. Dovrai resistere dall’attribuirgli altri compiti perché devi evitare in ogni modo che associ quel gesto alla fatica. Se termina l’acqua durante il pasto, poiché è un suo compito, l’incaricato dovrà andare a prendere la nuova bottiglia o a riempirla. È compito suo e se non lo fa, nessuno berrà perché nessuno dovrà alzarsi al suo posto.

In questo modo inizia ad assimilare il concetto di responsabilità nello svolgere una mansione che gli è stata affidata ed il concetto di aiutare i famigliari contribuendo.

Chiedere ai figli di collaborare non è sufficiente

Molti adulti pensano che per ottenere la collaborazione dei figli dovrebbe bastare dire: “Sai, qui tutti contribuiscono e poiché tutti fanno qualcosa, è importante che anche tu dia una mano”. Sarebbe bello.

In teoria dovrebbe essere sufficiente ma in pratica raramente funziona. Non puoi pretendere che accolgano con infinita gioia ogni mansione che affidi loro, quindi cosa fare se si scordano di svolgere il loro compito o se sono così presi dalle proprie occupazioni da rimandare all’infinito? Inutile iniziare una guerra a suon di urla e rimproveri. Se non svolge la sua mansione e ritieni che qualcuno lo debba fare per forza perché altrimenti si blocca tutto gli chiedi se vuole che lo faccia tu MA, se apparecchi tu al suo posto, avvisi che lo sostituirai in un compito che era stato assegnato a lui, e avvisi che poi dovrà sparecchiare.

E se non lo fa? Ti chiedo un enorme sforzo: lascia tutto lì, non occupartene tu. Quando non ci saranno più i piatti, chiedigli dove puoi impiattare la sua pasta.

Senza rabbia, senza isterismi, quasi fosse un gioco, semplicemente è un effetto della causa che ha determinato.

Anzi, mentre glielo dici rideteci insieme perché il messaggio sarà comunque arrivato: “Non ti sto rimproverando di nulla, solo che non hai sparecchiato e non ci sono più piatti perché sono ancora qui sul tavolo. Tutto qui”.

Se agisci tu al suo posto perché non sopporti il disordine, imparerà che c’è una soluzione molto comoda, molto semplice, che merita di essere ripetuta per tutte le volte successive: lasciar fare a te.

Perché è bene ringraziare i figli che collaborano in casa?

Dopo che hanno agito portando a termine il loro compito abbiamo visto che è bene ringraziare.

Dire grazie e, qualche volta, aggiungere che hanno fatto un buon lavoro anche se molto probabilmente tu lo avresti fatto meglio.

Troppi genitori sono così propensi alla critica che invece di lodare per aver compiuto il gesto, rimarcano che non lo hanno fatto al meglio.

In questo modo, i figli si spazientiscono e ottenere la loro collaborazione diverrà sempre più difficile.

Il gioco delle parti tra genitori e figli

Alcuni genitori dicono: “Ma, il mio problema è che non fanno nulla, non si muovono, non collaborano, faccio tutto io e per loro è ovvio e scontato”.

Con i figli c’è un gioco delle parti. Avviene tra un adolescente e i suoi genitori. I figli fanno la loro parte cercando di trarre il maggior numero di vantaggi possibili, ci provano, ti piaccia o no.

Tu, genitore, devi fare la tua parte. Ti piaccia o no.
Non aspettiamoci che ad un nostro invito a collaborare rispondano con gioia ed entusiasmo. Se fosse così ci sorprenderemmo.

Il gioco delle parti durante l’adolescenza prevede che provino a forzare le regole e gli accordi e noi dobbiamo impegnarci nello svolgere la nostra parte mantenendo un certo grado di coerenza.

In questo caso, il gioco delle parti prevede che se possono evitare di fare, di aiutare, se possono scantonare, se possono far fare a te coglieranno l’occasione al balzo perché risparmiano fatica e perché possono dedicarsi ai fatti propri.

Non deve sorprenderci, non deve rammaricarci, nulla di strano, nulla di anormale.

Io mi sorprendo di chi si sorprende.

In quella casa hai sempre fatto tutto tu, non gli hai mai chiesto di fare, non hai creato delle abitudini fino a oggi e ora pretendi che si prodighino con rapidità e gioia? È una illusione poco coerente.

Ricorda che l’adolescente non vuole le imposizioni perché lo fanno sentire bambino.

Quando cerchi di dargli un ordine, quando gli dai un’imposizione, gli adolescenti, di solito tirano su il muro e si rifiutano per principio.

Quindi è importante evitare di pretendere. Ottiene più risultati chi chiede dicendo: “HO BISOGNO che tu mi dia una mano facendo…” e magari finisci con la domanda “Ti va di farlo adesso?”, oppure “Quando pensi di poterlo fare?”. In questo modo dai loro la percezione che non è un’imposizione ma una richiesta e che hanno la libertà di decidere se e quando adoperarsi. In questo modo è molto più probabile che decidano di assecondarti ma dovrai accettare che il tutto venga svolto secondo i loro tempi.

 

Fabio Salomoni