Oggi ti parlo della paura di sbagliare e di quanto incida nell’essere genitori e nei figli.

Per migliaia d’anni ci hanno cresciuto con l’idea che sbagliare fosse sbagliato, fosse inammissibile e lo capisco, perché c’è stato un tempo dove, sbagliare, significava morire.

Ma oggi è ancora così? purtroppo non è più così ma è come se lo fosse. Si vive come se fossimo ancora in quelle situazioni di vita o morte e sbagliare, per molti, è intollerabile.

Lo sbaglio come metodo d’apprendimento

Pensa che c’è un metodo di insegnamento che si chiama Metodo Harvard perché ideato e utilizzato nella celebre università.

Il metodo Harvard prevede una serie di cose e, tra queste, c’è il mettere gli studenti nella condizione di sbagliare. In molti casi non viene spiegato come ottenere un certo risultato. Si invitano gli studenti a provare a fare il proprio meglio e, ovviamente, falliscono.

Dopo che hanno provato con le buone intenzioni e sono naufragati, dopo che hanno vissuto la frustrazione del “non sono riuscito”, gli viene spiegato come avrebbero dovuto procedere e si è visto che, avendo già provato la difficoltà sulla propria pelle, l’apprendimento di ciò che andava fatto è più rapido, più comprensibile e resta maggiormente in memoria.

Detto questo, balza all’occhio che se ad Harvard seguono questo metodo considerando l’errore una risorsa da sfruttare a proprio vantaggio, c’è da chiedersi perché, nella maggior parte delle scuole, venga visto come una cosa da evitare e meritevole di segnaccio rosso.

Genitori che non accettano gli sbagli

Non solo a scuola. Anche i genitori, a casa, più o meno inconsapevolmente trattano, considerano, reagiscono all’errore come se fosse una pestilenza e, crescendo in questo modo, ecco che si formano adulti che, pur di non ammettere un proprio sbaglio, mentono, spergiurano e rifiutano di assumersi le responsabilità.

L’errore dovrebbe essere visto semplicemente come uno strumento di feedback, di verifica, per scoprire e comprendere che un certo procedimento non ha funzionato, per avere la conferma che quell’argomento (a scuola ad esempio) non è stato adeguatamente compreso o studiato.

Quindi l’errore, se correttamente utilizzato, è utile e permette di crescere.

L’alibi degli sbagli a scuola

Ho parlato di sbagli e del fatto che andrebbero considerati semplicemente come dei feedback e mi potresti dire: “Sì, ok, belle parole ma a scuola non vengono visti così”.

Di solito, gli sbagli, vengono considerati solo come errori, che non andavano commessi e i votacci ne sono la prova. Se l’errore fosse un feedback, e non uno sbaglio da non dover assolutamente commettere, non sarebbe seguito dal votaccio ma, detto questo, ci tengo a sottolineare che non puoi decidere cosa debbano fare a scuola e quale atteggiamento debbano avere.

Però puoi decidere come debba essere considerato a casa tua perché, altrimenti, con l’idea che “a scuola non lo considerano così” finisce che non lo fai neppure tu, a casa tua, e i poveri figli crescono in ogni contesto con l’idea che l’errore sia inaccettabile.

Non sto dicendo delle cose nuove a cui nessuno ha mai pensato: nelle scuole che propongono il metodo Montessori, hanno la stessa filosofia di insegnamento usando l’errore come strumento di apprendimento.

I perfezionisti non contemplano lo sbaglio

Quando si parla di sbagli, errori e del fatto che non vengano accettati, spesso creando sensi di colpa, si apre anche il grande capitolo dei perfezionisti o delle perfezioniste, di coloro che non sono mai soddisfatti e non accettano di sbagliare.

Per queste persone l’unica cosa accettabile è la perfezione, una perfezione che non si raggiunge mai perché c’è sempre la possibilità di fare meglio e quindi sono persone che innescano in se stesse e negli altri una continua sensazione di frustrazione.

Sono persone che non possono godere di nessun successo perché ogni successo è macchiato dal fatto che si sarebbe potuto e dovuto fare meglio.

Quando i figli portano a casa un 6 e il genitore invece di dire bravo dice “ma c’è chi ha preso di più? Sì? Allora era possibile! Potevi prendere anche tu un voto maggiore!” oppure quelli che dicono “Bravo” ma poi, al complimento ci attaccano una critica “Bravo che hai preso un bel 6 MA avresti potuto concentrarti di più, MA avresti potuto essere più ordinato, MA avresti potuto ricontrollare…” e in tutti questi casi il complimento viene schiacciato dalla critica.

Perché esiste il bisogno di perfezionismo? Spesso per il timore di essere additati come “sbagliati”, spesso per il timore di poter essere criticati, di poter ricevere un giudizio negativo e per evitare tutto questo, ecco che nasce il bisogno di essere sempre assolutamente ineccepibili, perfetti, senza macchia così che nessuno abbia qualcosa da ridire.

Gli effetti negativi della paura di sbagliare

Si è visto che quando i genitori o gli insegnanti sono particolarmente critici nei confronti dei bambini nelle prime esperienze di scrittura o disegno, si crea una riduzione della creatività e della libertà di espressione.

Quando un bambino sente di essere criticato, ha la sensazione che non gli vogliano bene e per riuscire a guadagnarsi l’amore di papà e mamma vorrebbe essere perfetto, vorrebbe non sbagliare e quindi non mettersi nelle condizioni di ricevere critiche. Per fare questo, non tenta più nulla di nuovo, si ritira nel conosciuto, fa solo quello che ha scoperto di saper fare, quindi non usa altri colori, o non prova a inventarsi nuovi giochi o nuovi personaggi, non va a conoscere nuovi bambini con cui giocare, se ha disegnato una macchinina e non gli hanno fatto osservazioni negative continuerà a disegnare macchinine. Ma quando sarà più grandicello, la paura di sbagliare non gli farà esplorare nuove attività, anche se quelle che sta facendo non gli piacciono (magari perché gliele hanno scelte i genitori).

Ci sono ragazzi che vorrebbero darsi alla recitazione o al canto ma continuano ad andare a danza che non gli piace più, e pensano “l’ho sempre fatto, come faccio a cambiare?”, ma quei ragazzi poi diventeranno adulti e saranno adulti che faranno sempre e solo il loro compitino, lo faranno bene, lo faranno in modo meticoloso, ma sarà sempre quello perché quando si esce dal conosciuto e ci si addentra nell’ignoto, l’errore è in agguato.

Se non puoi sbagliare non fai esperienza

Ma attraverso il messaggio che “sbagliare è sbagliato” non si ha solo il problema di limitare la creatività e la voglia di esplorare dei figli.

Impedendo di commettere sbagli si impedisce ai figli di crescere attraverso i propri errori, di fare esperienza.

Se non ci si butta, se non si prova, se non ci si mette in gioco, non c’è la possibilità di migliorarsi.

Una delle cose peggiori che un figlio possa dirci è, con una vocina timorosa e abbattuta: “Ma io non lo so fare… non l’ho mai fatto” rinunciando. Chi se ne frega se non lo sai fare! Chi se ne frega se non lo hai mai fatto! Fai quel che puoi per come ti viene, dai il tuo meglio e quel che sarà sarà e avrai appreso tante cose utili per la volta successiva.

La cosa che dobbiamo far sviluppare di più nei nostri figli (è già presente e noi non lo dobbiamo far spegnere, anzi, la dobbiamo acuire) è la CURIOSITÀ. Se un bambino ha la curiosità non hai neppure l’obbligo di insegnargli le cose perché la sua curiosità lo porterà a volerle conoscere per fame e sete di sapere.

Cosa rappresenta per te lo sbaglio?

Come dico sempre, i genitori sono esempio.

Se il genitore in primis, nel proprio profondo, non accetta e non concepisce l’errore, è chiaro che, giorno dopo giorno in tante piccole situazioni, passa un messaggio che i figli faranno proprio assorbendolo.

Genitori, che hanno sempre paura di sbagliare nei confronti dei propri figli e per questo non agiscono, non prendono decisioni, non ci provano.

Desidero essere chiaro: se agisci con amore, buona volontà e buoni propositi, stai facendo bene!

I risultati potrebbero non arrivare, i figli potrebbero non crescere come vorresti tu e quindi potresti dire di aver commesso degli errori, ma quando lo si dice a posteriori, non puoi fartene una colpa.

Troppi genitori vivono costantemente battendosi il petto e cospargendosi il capo di cenere.

Basta con i sensi di colpa.

Se hai agito con amore, buona volontà e buoni propositi, hai fatto del tuo meglio e non hai nulla da rimproverarti.

Tutte quelle frasi del tipo “avrei dovuto…”, “se avessi fatto…” non servono a nulla perché hai agito per il tuo meglio e diversamente non potevi. Accetta gli errori e apprendi come migliorarti, agendo, provando, sperimentando senza l’assillo di non dover sbagliare.

 

Fabio Salomoni