Molto spesso mi viene chiesto cosa si può fare quando l’adolescente non vuole collaborare. Come deve comportarsi un genitore quando chiede al proprio figlio adolescente di svolgere un dato compito e riceve in cambio un diniego.

Le aspettative.

Le solite dannate aspettative che vengono deluse e tradite.

Capisco la situazione.
Tu, come genitore hai fatto dei sacrifici, sei stato presente nei suoi momenti di difficoltà, c’eri quando non si sentiva bene e non ti sei mai tirato indietro quando aveva bisogno di una spalla su cui piangere.

Ora che è cresciuto, vorresti un po’ di collaborazione, vorresti che si mostrasse partecipe nell’assecondare i tuoi bisogni e che si mostrasse comprensivo nel soddisfare le tue sporadiche necessità.

E invece no.
Nulla di tutto questo.
Neppure in minima parte.
Si mostra totalmente irriconoscente.
Si mostra refrattario a qualunque sollecitazione.

Nessuna considerazione per ciò che rappresenti e nessuna riconoscenza per gli infiniti sforzi che hai compiuto per lui.

Da qui, l’amarezza, la frustrazione e, a volte, la rabbia.

Avere a che fare con un adolescente

Una cosa è ciò che vorremmo, un’altra cosa è la realtà.

Come disse la psicologa Virginia Satir:

La vita non è come vorremmo che fosse, è quel che è.
È come la affronti che fa la differenza”.

Proprio così.
Inutile continuare a starci male per ciò che avremmo voluto fosse il comportamento dei nostri figli.
Guarda in faccia la realtà, accettala e agisci nel modo migliore possibile per far fronte alla situazione che stai vivendo.

L’adolescente non vuole collaborare – Il suo punto di vista

Tu, mamma, chiedi collaborazione e partecipazione a tuo figlio.
Ricevi risposte svogliate.

Siamo sicuri che non abbia dei buoni motivi per farlo?

Aspetta, non adirarti subito anche con me.

Fammi finire il concetto. Quando ti viene chiesto di occuparti di una infinità di faccende, oltre al lavoro, oltre al dover pensare alle scadenze, oltre a cosa preparare per la cena e a come organizzarti la giornata, lo fai con gioia e felicità? E se in mezzo a tutte queste incombenze, ti venisse chiesto di fare qualcos’altro, come reagiresti?

Quando ti viene fatta una richiesta ulteriore, sei disponibile, accetti, lo fai, ma non con gioia, perché hai già altre cose a cui dedicarti. Non avevi certo bisogno di quell’incarico fuori programma.

Certo, sei più coscienziosa dei tuoi figli adolescenti, quindi, anche se a malincuore, ti organizzi e agisci. Ma, a malincuore. Avresti fatto a meno di doverti occupare anche di quell’incarico dell’ultimo momento.

Allora, riportando tutto questo alla vita dei nostri figli, perché pretendiamo che accolgano le nostre richieste con gioioso entusiasmo?
Perché siamo infastiditi dalla loro espressione scocciata?

È naturale che lo siano.
Se ne sarebbero stati volentieri sul divano, o nella propria cameretta, o a chattare con gli amici, e se avessero potuto avrebbero evitato con tutte le loro forze di farsi dare un incarico che non desiderano, che li disturba e che occupa loro del tempo.

Se vuoi avere un rapporto migliore con i tuoi figli in queste situazioni, il grande consiglio di cui tener conto è: sii empatica con il loro sentire, con ciò che provano; capiscili.

La frase magica con gli adolescenti

Quando chiedi ai tuoi figli di collaborare e loro fanno una espressione infastidita, il mio consiglio è di dire loro con un tono comprensivo: “Sì… lo so che non hai voglia, al posto tuo non l’avrei neppure io, lo capisco, ma ne ho proprio bisogno”.

In questa frase c’è comprensione.
C’è vicinanza.
Non c’è la pretesa che debbano svolgere i tuoi incarichi con falsa gioia e felicità. Falsa perché nessuno va a buttare la spazzatura o a riordinare la scrivania con straripante godimento.

L’adolescente non vuole collaborare: chiedere o pretendere?

La maggior parte dei genitori, si relazionano con i figli adolescenti attraverso la pretesa. Peccato che a questa età, la pretesa è una delle strategie comunicative più urticanti.

Può accadere che a seguito della pretesa eseguano quanto ti aspetti da loro, ma il vostro rapporto vacilla pericolosamente.

La strategia migliore è da ottenere senza arrivare ai ferri corti.

Quindi, chiedere: chiedere una mano, chiedere un aiuto, chiedere una collaborazione.

Chiedere concedendo che assecondino la richiesta con i loro tempi, che certamente, non sono quelli che vorremmo noi. Mettilo in conto.

L’adolescente non vuole collaborare ma vuole poter decidere in autonomia.

Ormai si sente grande, quasi adulto, e vuole avere l’illusione di poter gestire la propria vita.

Quindi lascia che possa decidere, lascia che sia libero di fare le proprie valutazioni e di potersi organizzare come meglio crede.

“Avrei bisogno che mi portassi fuori la spazzatura. Quando potresti farlo? Ora o prima di cena? Decidi tu!” e in quel “decidi tu” c’è il tuo riconoscergli libertà di scelta e d’azione che gli adolescenti apprezzano molto.

Se fai tuo questo discorso, ti sarai resa conto che pretendere e ordinare determina il più delle volte una reazione conflittuale nell’adolescente e non è quello che un genitore desidera.

Allora chiediamo, e se chiediamo dobbiamo entrare in un atteggiamento differente rispetto alle risposte dei figli.

La differenza tra chiedere e ordinare?

Se ordiniamo, diamo un comando e non prevediamo un rifiuto; la nostra frase è perentoria.
Al contrario, se chiediamo, possiamo ricevere una risposta affermativa o negativa.

Molti genitori mi dicono “Io chiedo, ma i miei figli rispondono di no!”. Ed è inaccettabile? Se chiediamo ma non accettiamo il NO, allora non è una richiesta ma un ordine. E a quel punto non si tratta più di avere l’adolescente che non vuole collaborare, ma dell’adolescente che non rispetta gli ordini dati dai genitori.

Se è così, dobbiamo avere il coraggio di ammettere che con i nostri figli adolescenti non faremmo richieste ma daremmo degli ordini pretendendo che eseguano. E allora non staremmo cercando di creare un certo tipo di clima.

Al contrario, se l’obiettivo è creare un clima di serenità, dobbiamo instradarci lungo una differente modalità comunicativa, esponendo le nostre fragilità, dichiarando il nostro bisogno di aiuto e comunicando comprensione, dichiarando che siamo consapevoli di chiedere loro uno sforzo di cui farebbero volentieri a meno.

Ricordo ancora una volta che, anche a noi capita di doverci adoperare in qualcosa senza gioia, anche noi ci lamentiamo di molte cose che facciamo. Non tutte le incombenze le affrontiamo sprizzando gioia infinita e gratitudine, e allora, perché pretendere che i figli agiscano diversamente?

Chiedere è lecito, rispondere è cortesia.
Tu chiedi, ed è lecito, ma se stai chiedendo ai tuoi figli, gli stai lasciando la libertà anche di dire che non hanno voglia.
Se poi sai negoziare efficacemente, sarai in grado di dargli delle ragioni valide al punto che, anche se non hanno voglia, accettano di agire e tutti sono contenti.

 

Fabio Salomoni