Ad oggi ho postato su facebook e sul mio canale Youtube centinaia di video e ho scritto altrettanti articoli nel mio Blog. Quelli che hanno generato maggiore clamore sono stati sul tema educativo: dare o non dare una sberla ai figli, quando se la meritano? Le sculacciate sono ancora un metodo educativo?

Si sono create le due fazioni: coloro che considerano le sculacciate un buon metodo educativo e coloro che le considerano una modalità obsoleta e diseducativa.

Quando i figli si meritano le sculacciate?

Direi di partire da questo. Non stiamo certo parlando di genitori con problemi legati alla gestione dell’aggressività, violenti e che magari provano piacere nell’infliggere dolore o sofferenza. Certo che no! Stiamo parlando di genitori che, quando i figli superano il limite della sopportazione, ricorrono alla sculacciata per riportarli ad un comportamento consono nel più breve tempo possibile.

Peccato che questo limite sia per ognuno differente.
Qualcuno ricorre alle sculacciate sistematicamente ogni volta che i figli trasgrediscono a qualche regola, oppure se il loro comportamento non è secondo le aspettative genitoriali. Alcuni danno la sberla solo quando i figli rispondono male, cioè quando sentono minata la propria autorità e viene meno il rispetto. Alcuni vi ricorrono quando c’è troppo baccano e per riportare la quiete, nulla di meglio di una bella sculacciata che faccia zittire e tranquillizzare. Potremmo fare un elenco lunghissimo e cosa ci dice? Che ogni volta che guardando un bambino di qualcuno abbiamo pensato: “Due belle sberle e si raddrizza subito!” oppure “Se lo da a me, vede come lo educo in 5 minuti!” è solo una manifestazione delle nostre regole, del nostro giudizio, di dove ognuno pone i limiti invalicabili. Non la regola, è la tua regola. Non è giusto o sbagliato, lo è per te.

Perché si ricorre alle sculacciate?

Con le tecnologie sono un dinosauro. Quando non comprendo come far funzionare il computer, avrei voglia di prendere un martello e colpirlo ripetutamente, ma non è economico e non mi risolverebbe il problema di non riuscire a compiere alcune operazioni. Quindi cosa faccio? Mi informo, cerco in internet come fare, oppure chiamo l’amico che sa tutto sui computer e ascolto le sue indicazioni da professionista. Magicamente, ci riesco e il problema si risolve. Se schiaccio i tasti giusti, il computer smette di opporsi e accetta di fare ciò che voglio. Per ottenere il risultato ho dovuto smettere di dare la colpa al PC ed ho dovuto iniziare a pensare a cosa dovessi modificare, quali informazioni e capacità mi mancassero, per poter ottenere i risultati che volevo. Ho dovuto cambiare io, non il PC.

Con i figli è la stessa cosa. I figli non sono sbagliati. È l’atteggiamento del genitore, è l’approccio del genitore a dover essere modificato e corretto.

Se avessimo modo di farci ascoltare dai figli, di ottenere il loro rispetto, di far loro rispettare loro le regole, senza ricorrere alle sculacciate, lo useresti? Se ci fosse una bacchetta magica che ti farebbe ottenere i risultati che ottieni con la sberla, senza però ricorrere alle maniere forti, la useresti oppure preferiresti infliggere comunque una punizione corporale? Credo che il 99% dei genitori risponderebbe “la userei” perché sono rari i genitori che a parità di risultato preferiscono dare due ceffoni ai figli.

Quindi, assodato che preferiresti non ricorrere alle maniere forti, la domanda da porci è: quali strumenti mancano per riuscire a farsi ascoltare? Sarebbe bello se premendo “enter” il computer facesse tutto ciò che desidero e immediatamente. Sarebbe bello e facile. Ma non è così. Devo accettarlo. Devo farmene una ragione e se voglio poter ottenere risultati devo agire su di me.
Il genitore non è in grado di farlo? Impari! I figli varranno pur il nostro impegno, no?

Le frasi del genitore frustrato

Le frase che mi scrivono con maggiore prevalenza sono:

  • La teoria è semplice ma la pratica non lo è…” chi ha mai detto che debba essere semplice? Usciamo dall’idea che le opzioni siano applicabili solo se fluiscono naturalmente. Tutto ciò che sai fare lo hai imparato. Mangiare, è semplice ma non lo sapevi fare, avevi il bavaglino e sbrodolavi ovunque. Camminare, è semplice ma non lo sapevi fare, gattonavi, provavi a metterti in piedi e cadevi ripetutamente. Leggere e scrivere sono diventate attività naturali e le svolgi senza ricordare le difficoltà che hai dovuto incontrare nei primi giorni di scuola. Tutto ciò che oggi fai naturalmente ti sembra facile, eppure sono tutti comportamenti che hai acquisito con difficoltà iniziale.
    Perché non si vuole affrontare la difficoltà iniziale che permetterebbe di ottenere ottimi risultati senza ricorrere alle maniere forti? Perché costa fatica e impegno. I figli non meritano la nostra fatica e il nostro impegno?
  • Le abbiamo prese tutti e non siamo mica cresciuti psicopatici…” giusto. Tanti adulti sono cresciuti a ciabattate e sculacciate e non vagano per la città tentando di pugnalare qualcuno. Però ci sono molti adulti che hanno paura dell’autorità e che se devono affermare qualcosa con convinzione, pubblicamente, magari al lavoro, si zittiscono e si sottraggono. Ci sono molti adulti con una bassa autostima, che si sentono incapaci, “non abbastanza” in molte situazioni, che si considerano sempre meno di altri. Ci sono adulti che hanno imparato ad usare la violenza per affermarsi, se non fisica, usano una violenza verbale: poco cambia. Gli strascichi sono molti e sono davvero tanti gli adulti che ricorrono a psicologi o coach perché si accorgono che la propria vita sarebbe stata migliore con un approccio genitoriale differente. Non serve rallegrarsi perché non si è diventati psicopatici.
  • Si vede come crescono i giovani di oggi con queste idee…”. Se si osservano solo i giovani che rispondono malamente o che si comportano in modo inadatto, se si leggono solo gli articoli che raccontano di giovani che si “sballano” alle feste, se si ascoltano solo i racconti di ragazzi che non rispettano l’autorità o le regole, ci si fa un’idea molto parziale della realtà.
    Comportamenti di questo tipo ci sono sempre stati. Oggi, con i social, hanno un maggiore risalto. I furti e gli omicidi sono in continua diminuzione ma si ha la sensazione che siano cresciuti perché le fonti che ne parlano sono maggiori. I giovani di oggi sono contro le disuguaglianze come mai è stato prima. Si impegnano in un mondo più pulito e vivibile come mai prima d’ora. Sono mediamente più acculturati, leggono di più, si informano di più.
    Tutti? Ovviamente no. Ma molto più di prima.
    E le generazioni precedenti? Una parte di è persa nell’eroina, una parte sono diventati genitori che non sanno prendere posizione, una parte sono consumati dalla voglia di accaparramento a tutti i costi e contro tutti,  la disuguaglianza tra uomini e donne non è certo figlia di questa generazione, e potrei andare avanti per ore.
  • Mia mamma me ne ha date tante e la ringrazio perché avrei preso una pessima strada se non lo avesse fatto”. È una possibile lettura della realtà. È la lettura che ristruttura il tutto dando una visione positiva di quanto è accaduto. Bene.
    Detto questo, magari se quei genitori avessero agito differentemente, i figli non si sarebbero trovati nella condizione di essere affascinati e attratti da scelte auto-distruttive, pessime amicizie, scarsi valori.
    Quei figli ne hanno prese tante per ricorrere ai ripari, ma se avessero agito con metodo, forse, non si sarebbe giunti sull’orlo del baratro.

La peggiore di tutte è:

  • Venga lei ad avere a che fare con mio figlio e poi vediamo se è come dice…”. Non metto in dubbio che la situazione sia complicata (verrebbe da chiedersi cosa l’abbia resa tale) ma è una prova che non consiglio di fare.
    Perché, se poi l’atteggiamento del figlio cambia, come si ri-ottiene la credibilità nel proprio ruolo di genitore? Dico sempre che i figli sono come sono perché hanno i genitori che hanno. Quindi, se cambia l’atteggiamento dell’adulto, se cambia il suo approccio, se agisce diversamente, creerà un ambiente differente dove i figli, inevitabilmente, reagiranno in modo diverso. Il loro cambiamento lo ottieni cambiando tu, non prendendoli a sculacciate.
    Sono certo che i figli siano vittime dell’esaurirsi della pazienza dei genitori. La maggior parte dei genitori che ricorrono alle sculacciate sono semplicemente stanchi, esausti, stressati e quando sei in queste condizioni, è incredibilmente faticoso far ricorso a nuove strategie, quindi si va “per le spicce” pensando più a sé che ai figli.
    Peccato che i bimbi non abbiano alcuna responsabilità dello stato d’animo stressato e privo di nuove risorse dei genitori.

Concludo con:

  • Questo qui (che sarei io), di sicuro, non ha figli o li fa crescere dalla tata…” Ho 2 figli, la più giovane è adolescente ed il maggiore ha 20 anni. Ho vissuto tutte le fasi della loro crescita e dei loro cambiamenti. Io stesso ho continuato a modificare il mio approccio con loro mettendo in campo ciò che continuamente imparo.
    Ho problemi? Chi non li ha. Ma li affrontiamo con serenità, confrontandoci, negoziando, con dialoghi aperti e costruttivi.
    È stato facile arrivare a questo? No. Ha comportato impegno.
    Affermare che “questo qui” abbia avuto solo fortuna o che non se ne sia occupato direttamente e quindi non sappia di ciò che parla, è solo un tentativo per de-responsabilizzare se stessi.

I figli sono come sono perché hanno i genitori che hanno e meriterebbero genitori preparati.

 

Fabio Salomoni