Quando si cresce un figlio si passa in poco tempo dall’essere al centro del suo mondo a quando da adolescente non ti considera più. È normale, è fisiologico.

C’è un periodo in cui sei presente e disponibile ad ogni bisogno dei tuoi figli e loro te ne sono grati, ti ringraziano anche solo con un sorriso, o con un abbraccio.

Poi qualcosa cambia: tu sei ancora totalmente disponibile nei loro confronti, ma non ricevi né gratitudine né considerazione.

Hai la sensazione di essere solo un oggetto, importante solo perché necessaria, in un rapporto sempre più utilitaristico. Ecco che è arrivato il momento di quando tuo figlio adolescente non ti considera più.

È possibile cambiare la situazione perché tu riesca a riappropriarti del ruolo che avevi?

La causa che determina questo problema e la soluzione, dipendono da qual voler essere sempre “disponibile e al loro servizio”.

Hai sempre dato molto, tutto, tutta te stessa, cercando con amore di esaudire ogni loro desiderio.

Se, da una parte questo atteggiamento è chiaramente un comportamento d’amore, d’altra parte è anche un messaggio che mantiene i figli al centro del tuo mondo.

I bambini alla nascita sono egocentrici: tutti vivono per loro, tutti si danno da fare per loro, i genitori sono allegri se loro sono felici e sono tristi se loro piangono o stanno male, tutto il mondo gira attorno a quelle piccole meravigliose creature.

Crescendo, devono imparare di non essere al centro di alcunché.
Ognuno è semplicemente al centro di sé stesso.

Ma, se una mamma continua a correre in loro aiuto, assecondandoli in tutto e subito, si mantiene quell’abitudine e quell’aspettativa di quando erano piccini.

L’ adolescente non ti considera più – Qual è il compito di un genitore

I genitori non devono correre assecondando ogni piccola necessità.
Una delle priorità del compito genitoriale è di insegnare ai figli a essere al centro del proprio mondo, non di essere al centro del mondo degli altri.

Quindi il problema non è il figlio che avanza richieste e pretese, perché è semplicemente il frutto dell’abitudine che ha ricevuto di essere esaudito per ogni desiderio.

Compito dei figli è provare a chiedere, compito dei genitori è valutare se assecondare le richieste o dire No.

Attraverso le richieste mettono alla prova i limiti che i genitori determinano, e provano a forzare per capire se sono limiti ferrei o solo apparenti.

Noi genitori dobbiamo svolgere il nostro compito di valutare e decidere, smettendo di correre con il senso di colpa quando non esaudiamo ogni loro desiderio.

Aiutare non equivale ad Amare

Il grande equivoco nasce dal fatto che ogni genitore esprime amore attraverso le azioni di aiuto che intraprende.

Non trova il giochino? Glielo cerchi tu e glielo consegni per amore nei suoi confronti.
Non ha voglia di allacciarsi le scarpe? Gliele allacci tu perché lo ami e gli vai incontro per amore.
Non riesce a finire i compiti assegnati? Come grande gesto d’amore, glieli termini tu.
Potrei fare un numero infinito di esempi di gesti compiuti dei genitori per andare incontro ai figli.

Sono gli stessi genitori che, con l’arrivo dell’adolescenza, dicono ai figli “Con tutto quel che ho fatto per te!!”.
Significato: “Io ho fatto quelle azioni per aiutarti, perché ti amavo. Se tu non mi aiuti o consideri, significa che non mi vuoi bene!”. Ma non capiscono che quando l’adolescente non ti considera più è perché ha imparato a risolvere i piccoli problemi da solo. È semplicemente cresciuto.

L’ adolescente non ti considera più – Perché i genitori assecondano i desideri dei figli?

Oltre al fatto che crediamo di dimostrare il nostro amore agendo per loro, un altro spetto importante è che ci consideriamo buoni genitori se i nostri figli sono felici e allegri e pessimi genitori se sono tristi o sofferenti.

Quindi, molti genitori, per sentirsi all’altezza, fanno di tutto per non essere responsabili delle frustrazioni dei figli. Dicono sempre “sì”.

L’ottimo genitore non è quello che ha come priorità accontentare sempre i figli facendoli stare tranquilli; l’ottimo genitore è quello che considera la situazione e pondera la migliore risposta, anche se può comportare il malcontento dei figli.

Ovviamente, non devi aspettarti che a seguito della loro richiesta, ricevendo un “no” siano felici e comprensivi, ringraziandoti per il giudizio con cui hai ponderato la situazione. Sono degli adolescenti, e come tali hanno degli sbalzi d’umore, vogliono tutto e subito, e se non lo concedi se la prendono. E allora? Cosa importa? Gli passerà. Tu vai con coerenza per la tua strada.

Quante volte noi adulti, quando riceviamo un “no” da un collega o dal partner, ci rimaniamo male, ci sentiamo offesi, non ce ne capacitiamo? Allora di cosa ti meravigli se un adolescente, che ha avuto la propria mamma al proprio servizio per tutta la vita, si aspetta che le cose debbano continuare così?

Perché dovrebbe modificare una convinzione maturata per 13-14-15 anni in un istante? Impossibile.
Tu sei stata complice nel creare quella sua aspettativa.

Da parte tua ci deve essere la pazienza di iniziare a dare un messaggio diverso senza attenderti un suo cambio di comportamento immediato.

Genitori esempi di pazienza

Come sempre, noi genitori siamo esempi di riferimento e il nostro comportamento influenza quello dei nostri ragazzi.

Ci lamentiamo del fatto che i figli pretendano tutto e subito senza la dovuta pazienza e noi dobbiamo avere la pazienza di iniziare la costruzione di nuove consapevolezze nei nostri figli e non lo otteniamo in un giorno: lo crei seminando per mesi o anni.

La lamentela di molti genitori è di avere la sensazione di venire cercati solo quando hanno bisogno.

Molti si definiscono “Genitori Bancomat” che vengono tenuti lontani dalla vita adolescenziale dei figli, tranne negli sporadici casi in cui è necessario attingere al denaro utile per le loro esigenze.

L’osservazione è comprensibile ma rivela anche un nostro bisogno di essere più presenti nelle loro vite.

In queste affermazioni riveliamo il nostro bisogno che si accorgano di noi anche quando non hanno bisogno di avere qualcosa.

Ma allora ti chiedo, perché hai questo bisogno?
Perché TU hai il bisogno di essere al centro della SUA vita?

I figli sanno che ci siamo. Sanno che se hanno bisogno possono correre da noi e trovare un supporto.

Questo è tutto ciò che c’è in un rapporto genitore-figlio: il genitore pondera e valuta cosa e quando dare ai figli, ma non ha da aspettarsi nulla in cambio.

Sei tu genitore che hai deciso di metterlo al mondo.
Non è stata una sua decisione.
Sei tu genitore che hai voluto coprirlo di attenzioni, spesso per non vivere il senso di colpa.
Sei tu genitore che attraverso questo atteggiamento insegni ai figli che abbiamo un senso di colpa molto sensibile… e loro iniziano ad usarlo come mezzo per avere ciò che desiderano.
Ma siamo noi a insegnare loro che è una strategia efficace.

E ora la domanda cruciale:

Perché il figlio o la figlia dovrebbero soddisfare il tuo bisogno di attenzioni?

Se vengono da te solo per avere qualcosa, dipende in gran parte dall’abitudine che hai dato loro, dal tipo di rapporto che hai creato e devi capire se hai creato questo meccanismo con la speranza di usarlo come mezzo per tenerteli attaccati.

“Fintanto che hanno bisogno di me, sarò importante per loro” è una delle motivazioni inconsce più diffuse tra i genitori di quest’epoca.

In tutta onestà, se il problema è che NON vengono da te a meno che non abbiamo bisogno di soddisfare una necessità, beh, ottimo hai fatto un buon lavoro di distacco e autonomia.

I miei figli non devono correre da me continuamente.
Non devono darmi le loro attenzioni.
Non devono farmi sentire ancora importante e utile.
Devono vivere la loro vita, non arricchire la mia.

L’ adolescente non ti considera più – Figli che svalutano i genitori

Un ultimo aspetto è quando i figli svalutano il genitore e lo trattano in malo modo e con sufficienza ma corrono quando hanno la necessità che pretendono gli venga esaudita.

Cosa possiamo fare? Una delle prime cose da fare è spezzare la consuetudine. Occorre ridefinire le regole dell’ingaggio.

Solitamente i figli sono molto svalutanti nei confronti dei genitori quando si verificano uno o entrambe queste situazioni:

  1. Quando il genitore ha una scarsa autostima e mostra molte insicurezze
  2. Quando il/la partner è svalutante e quindi i figli non fanno che imitare il comportamento del genitore

Cosa si può fare? Occorre affermare sé stessi.

Gli altri ci considerano di più se noi ci consideriamo di più.
Gli altri ci guardano con maggiore attrattiva se noi crediamo in noi stessi.
Se noi abbiamo insicurezze e timori, se già noi ci sentiamo NON sufficienti o con forti limiti, è molto probabile che i figli lo avvertano e non farebbero altro che agire da specchio restituendo quell’immagine che già il genitore ha di sé stesso.

Ma allora il problema non è quello che riceviamo dai figli, perché è una (amara) conseguenza.
Il vero problema è chi crediamo di essere, come crediamo di essere, il valore che sentiamo di avere.
Se ci sentiamo di poco valore o di non sufficiente valore e ci aspettiamo che i figli ci riempiano di attenzioni facendoci sentire meglio, più all’altezza e più importanti, significa pretendere che si ribaltino i ruoli

Dovremmo essere noi genitori a sostenere i figli, non dovrebbero essere i figli a dover sostenere i genitori (se non quando saremo anziani, ma quando sarà quel tempo, i figli non saranno più ragazzotti ma saranno adulti).

Fino ad allora, noi dobbiamo svolgere il nostro compito che è quello di “allenare”, “accompagnare” i figli durante il percorso di distacco e autonomia.

 

Fabio Salomoni