Comunicare all’interno della coppia è difficile. Ogni volta che si chiede a chi si è separato o divorziato, perché sia finita la relazione, tra i motivi, c’è la mancanza di comunicazione: “Si parlava poco” oppure “non si parlava più”.

Quindi la comunicazione è un fattore determinante per il rapporto di coppia ma, purtroppo, nasconde delle insidie:

  1. quasi tutti credono di saper comunicare e quindi non pensano di dover imparare a farlo. Mi dicono: “È una vita che parlo, perché mai dovrei sapere da te come parlare?”. Tutto vero ma poi ci si separa per problemi di comunicazione

  2. comunicare bene, richiede tempo; tempo e un po’ di fatica. Richiede l’intenzione di voler comunicare bene ma purtroppo la gente non vuole più fare fatica.

Cosa occorre per comunicare bene all’interno della coppia?

Il primo requisito necessario per comunicare bene all’interno della coppia è l’umiltà.

Cosa significa? Significa smettere di parlare come se tu avessi sempre ragione e l’altra persona (lui o lei) fosse il/la deficiente di turno che non manca occasione per confermarsi tale.

Quando c’è l’approccio del “Io so e tu non sai niente” oppure l’approccio del “Io ho ragione e tu hai torto… ed è inutile parlarne” la coppia è sull’orlo del baratro.

Avrai notato che ho scritto una frase che purtroppo ricorre in molti dialoghi di coppia: “Inutile parlarne”.

No, non è mai inutile parlarne.

Il problema è che parlarne richiede fatica e impegno e si preferisce evitarli facendo a meno di affrontare i dialoghi. I problemi se non vengono affrontati, se non se ne parla, se non cerchi di capire il punto di vista degli altri, non puoi creare una strategia adeguata per risolverli.

Gli uomini evitano il dialogo di coppia

Di solito sono gli uomini a non voler parlare di tutto ciò che riguarda la coppia o la famiglia. Spesso rifiutano di affrontare molti argomenti che riguardano i figli ed è un po’ come se dicessero tra le righe “pensaci tu, io non me ne occupo o non me ne voglio occupare”.

Nel rapporto di coppia è leggermente diverso: l’uomo (sto generalizzando) tende ad avere un pensiero pragmatico che prevede:

  1. l’individuazione del problema specifico
  2. individuazione e valutazione delle possibili opzioni per risolvere il problema
  3. azione per risolvere il problema


Al lavoro agisce in questo modo ed è appagato per l’efficacia della sua operatività. In tutti i problemi della vita tende ad agire così e, se nella fase 2) valuta le possibili soluzioni e ritiene che nessuna opzione sia utile per affrontare e risolvere il problema, mette il problema nella casella “NON AFFRONTABILE” e va oltre.

Da un punto di vista maschile è inutile continuare a sbattere la testa in problemi che non sono risolvibili, anzi, viene considerato più intelligente e scaltro chi, per primo, capisce che non deve continuare a perdere tempo con un problema irrisolvibile.

Nella maggior parte delle problematiche di coppia, moltissimi uomini ritengono che non siano problemi risolvibili o che per risolverli occorra una quantità di energia spropositata, pazienza, tempo, cambiamenti, accettazione, mettersi in discussione… tanto, troppo, e quindi accantonano il problema, non vogliono vederlo, lo evitano.

Lei gli dice “Dobbiamo parlare, parliamone, ragioniamoci” e Lui le risponde: “Non ora”, “Ora non ho tempo”, “Tanto è inutile, tu la vedi in un modo e io la vedo in un altro” e la cosa resta li come una presenza scomoda, un argomento che incombe sulla coppia come un avvoltoio che aspetta che la coppia scoppi.

L’importanza di parlare nella coppia con efficacia

Se c’è un problema occorre trovare il tempo per mettersi a tavolino e chiacchierarne. È segno di maturità, è segno di intelligenza, è segno di volerci tenere alla coppia, alla famiglia, alla relazione, proprio come farebbe un uomo al lavoro, quando ci tiene a conservare il posto di lavoro e si dà da fare, affrontando i problemi e le difficoltà, facendo le riunioni, parlando e discutendo con il team.

Nello stesso modo occorre fare un carico di santa pazienza e parlarne.

Quando si decide di parlare con il/la partner lo si fa alzando un muro? Assumendo la posizione del “vabbè, parliamo ma tanto è inutile”?

NO: se ne parla per capire qual è il problema, dove sono le difficoltà, per capire quali sono i punti di vista delle parti in causa, per mostrare interesse per la posizione, il punto di vista dell’altra persona dando valore ai suoi pensieri e confrontandoli con i propri.

Qui c’è un aspetto importante: quando si parla, è indispensabile dare valore al punto di vista dell’altra persona, anche se diverso dal nostro.

Bisogna imparare a considerare il punto di vista dei partner invece che SNOBBARLO o DERIDERLO o MINIMIZZARLO.

Questo significa aver rispetto e, NON farlo, significa NON avere rispetto.

Occorre smettere di parlare solo pretendendo di aver ragione. Spesso nelle discussioni di coppia esce la frase “Correggimi se sbaglio” ma è una frase che viene pronunciata quasi con fare intimidatorio, come se si dicesse “correggimi se sbaglio, MA TI SFIDO a correggermi perché io non sbaglio affatto e se provi a correggermi sei in malafede”. In questi casi non c’è una reale apertura ai punti di vista diversi, anzi, c’è l’ostinazione per il proprio punto di vista.

Una coppia dove non c’è il rispetto reciproco, non è una coppia.

Rispetto e interesse nella comunicazione di coppia

La 2 parole chiave della comunicazione di coppia sono “rispetto” di cui ho già detto qualcosa e “interesse”.

L’interesse per l’altra persona è un interesse autentico che viene dimostrato dedicando del tempo all’ascolto interessato.

Certo, lo so, dopo una dura giornata di lavoro si ha voglia di staccare il cervello e dedicarsi al relax e al riposo e si hanno poche energie da dedicare all’ascolto, al dialogo, alla relazione, allo scambio ma, allora, che ci si sta a fare in coppia?

Essere coppia non può esser solo vivere nella stessa casa, mangiare insieme almeno una volta al giorno e condividere le spese delle bollette.

Essere coppia significa anche “conoscere e farsi conoscere”, significa accettare il dono della persona che ti dà se stessa esprimendosi con te e condividendo, è donare all’altra persona i tuoi pensieri, le tue emozioni, le tue sensazioni, i tuoi dubbi perché sono parte di te e se li condividi è come condividere il cibo con la persona che ami, ed è un segno di unione, di vicinanza, di coppia vera.

Cosa significa comunicare per Lui e per Lei

Cosa significa comunicare per Lei e cosa significa comunicare per Lui?

Ancora una volta è importante saperlo perché se non lo si conosce, si rischia di avere continue incomprensioni e delusioni.

Cosa significa comunicare per Lui: per Lui comunicare significa dare delle informazioni.

Per Lui, comunicare (sto generalizzando!) significa dare delle indicazioni, dare degli elementi utili per uno scopo ben preciso, per un fine. Per Lui ogni altro genere di comunicazione appare come priva di senso, uno spreco di tempo parlando a vanvera.

Cosa significa comunicare per Lei: per la donna, il dialogo, è un mezzo per dimostrare il proprio interesse, sia condividendo se stessa e svelando la propria intimità dei pensieri, sia rendendosi disponibile all’ascolto dell’altra persona donandole il proprio tempo, la propria attenzione e il proprio interesse.

Una donna, quando dice “Non parliamo abbastanza” intende dire “non ci dedichiamo abbastanza all’ascolto reciproco”.

Gli ostacoli alla comunicazione di coppia

Ci sono delle situazioni che impoveriscono e rendono impossibile la comunicazione all’interno della coppia:

  1. il puntualizzare: le persone che puntualizzano sono persone precise il che può essere un bene ma, puntualizzare ogni volta, su tutto, ricordando e rimettendo sotto il naso parole dette, situazioni vissute, avvolti nella pignoleria, rende il rapporto e la comunicazione estremamente complicata. Chi puntualizza di continuo ha un approccio estremamente razionale, ma quando si parla di relazione, di rapporti, di sentimenti, non si può avere lo stesso atteggiamento che si ha con i dati e i numeri. Il rapporto di coppia è fatto principalmente di emozioni e sentimenti, di reazioni emotive e, la freddezza con cui chi puntualizza analizza le questioni, non è d’aiuto per un dialogo e un avvicinamento.

  2. Il recriminare: un altro atteggiamento che ostacola la comunicazione è il “recriminare”. Quel che è stato è stato. Ogni volta che si ritorna sul “ma tua, quella volta…”… quella volta hai detto, o quella volta hai fatto. Chi spesso recrimina sta scavando un solco tra sé e il/la partner perché non si può andare avanti continuando a guardare indietro

I 4 cavalieri dell’apocalisse del rapporto di coppia

Gottman, studioso, ricercatore e scrittore, ha studiato per anni le coppie ed il loro rapporto e ha identificato 4 situazioni comunicative che lui ha definito i “4 cavalieri dell’Apocalisse” e sono:

  1. La Critica
  2. Il Disprezzo
  3. L’Atteggiamento difensivo
  4. L’ostruzionismo

La critica nel dialogo di coppia

1° cavaliere dell’Apocalisse è la critica: ci sarà sempre qualcosa di cui lamentarsi, del resto nessuno è perfetto e, tutto ciò che è diverso da come lo avremmo detto o fatto noi, ci sembra “storto”, fuori posto e sbagliato.

Ma, la critica ha il solo scopo di abbattere, di sottolineare una mancanza, non ha nulla di costruttivo.

So bene che i criticoni sono convinti di fare le proprie osservazioni solo per il bene comune, per il miglioramento, per evitare che gli errori si ripetano ma se fossero fatte con questo spirito non sarebbero critiche, sarebbero osservazioni, innanzitutto sul fare e non sull’essere.

Oltre a questo, le osservazioni che non vogliono “colpire” dovrebbero essere espresse attraverso il “noi”. Anche se l’errore lo ha commesso il/la partner, è diverso dire “Hai dimenticato di mettere il sale nell’acqua della pasta” piuttosto che dire “ABBIAMO dimenticato di mettere il sale nell’acqua della pasta” esprimendo con queste parole che avresti potuto mettercelo anche tu.

Mi dirai “Ma non stavo cucinando io! Perché dovrei farmi carico del suo errore?” ma non te ne fai carico tu: vi prendete carico entrambi ed esprimi un’unità di intenti, un essere coppia, anche se l’errore è dell’altra persona.

Altro aspetto importante quando si parla di critica è che non deve mai esprimere un giudizio sulla persona. È diverso dire “ti sei dimenticato di fare il pieno all’auto” e dire “ti sei dimenticato di fare il pieno all’auto. Sei sempre il solito inaffidabile”. Nel secondo esempio si aggiunge un giudizio negativo sulla persona che non è necessario se non per colpire l’identità dell’altra persona facendo del male.

“Sei il solito negativo”
“Sei sempre troppo impegnato per me”
“Su di te non ci si può mai fare affidamento”
sono tutte frasi che esprimono un giudizio e non contengono fatti oggettivi e anche se fossero espresse insieme ai fatti, sarebbero comunque inutili. Quando si dicono frasi di questo tipo occorre essere consapevoli che si sta schiaffeggiando l’altra persona.

Il disprezzo nel dialogo di coppia

Il 2° cavaliere dell’Apocalisse secondo Gottman è “il disprezzo” che può essere mostrato attraverso diverse modalità.

Alcuni esprimono il disprezzo attraverso l’ironia.

L’ironia e il sarcasmo sono utili per sé, per sdrammatizzare tra sé e sé, ma non contro gli altri.

Il sarcasmo consiste in quella battutina che ferisce e il disprezzo ha un solo scopo: umiliare.

Il sarcasmo, così come il cinismo, comunicano disprezzo proprio come l’insulto, oppure il buttare gli occhi al cielo con atteggiamento spazientito ogni volta che l’altra persona dice qualcosa dando il segnale che sia proprio un/a imbecille che ancora una volta si è confermato/a tale.

L’aggressività passiva nel dialogo di coppia

Il 3° cavaliere dell’Apocalisse è l’aggressività passiva.

L’altro/a si difende attaccando a sua volta.

“Non hai ritirato le camicie” e l’altra persona ribatte con altrettanta aggressività: “Non è che tu non ti scordi mai niente!”. Difendendosi, attacca a sua volta.

Attraverso questa metodica non c’è alcun tentativo di avvicinarsi, di trovare un accordo, di abbassare i toni e riportare tutto su un livello costruttivo.

Al contrario, diventa un dialogo che io definisco “Dialogo dell’età della pietra” dove si pensava solo a vivere o morire, uccidere o essere uccisi.

“Potevi farmi capire che non volevi uscire!” e l’altro/a risponde “Cioè, devo fare il mimo e farti capire le cose?” e qui la risposta ha anche il sarcasmo.

 “Potevi anche chiedermelo prima di invitare della gente a cena” e l’altro/a risponde “Devo chiederti il permesso per ogni cosa?” ma non è ciò che l’altra persona ha affermato.

Sono tutte risposte che non accettano la critica; Lui o Lei, si sentono punti sul vivo e attizzano il conflitto con la risposta che è sullo stesso livello dell’accusa. Magari la frase dell’altra persona non era una accusa ma viene interpretata tale e la risposta alza i toni dello scontro.

L’ostruzionismo nel dialogo di coppia

Il 4° cavaliere dell’Apocalisse è l’ostruzionismo.

Ci sono le fasi: si arriva alla critica che abbatte, poi arrivano il disprezzo e il contro-attacco per difendersi e, spesso, uno dei due ad un certo punto, decide di interrompere la comunicazione ed eleva un muro.

Ad un certo punto uno dei due decide che la strategia migliore sia il “bloccare” i contatti comunicativi.

Ad esempio, Lui arriva a casa, riceve delle critiche e si “nasconde” dietro al giornale o al PC. Dal suo punto di vista, più interagisce e più riceve critiche quindi è meglio evitare ogni rapporto.

Accade lo stesso quando, durante la discussione, uno dei 2 cambia stanza. È comunque un attacco! Non si può pensare di salvarsi dal conflitto rinunciando al dialogo. Chi lo fa, evita lo scontro, ma evita anche il rapporto di coppia.

Comunicare in coppia con efficacia

Ogni volta che metti in atto uno di questi meccanismi stai distruggendo il dialogo ed il rapporto di coppia.

In una discussione prima di placare gli altri devi calmarti tu. Non puoi dire “Calmati” se tu non lo sei.

Calmati, riprendi il controllo e riuscirai a parlare scegliendo meglio le parole e potrai spiegarti meglio.

 

Fabio Salomoni