Oggi desidero condividere il grido d’aiuto di una ragazza di 15 anni. L’ho trovato su Facebook e mi ha travolto come un fiume in piena per tutta la sofferenza che traspira da ogni parola.

Un grido d’aiuto che ogni genitore dovrebbe tenere a memoria in un angolo del proprio cuore prima di giudicare, prima di criticare, prima di arrivare a facili conclusioni e a te, che ti appresti a leggerlo, chiedo scusa in anticipo perché è un “pugno nello stomaco” tanto che io, come padre, ogni volta che lo leggo sento il nodo in gola della commozione.

Il desiderio di essere diversi

“A volte vorrei rifarmi completamente, vestirmi elegante, mettere i tacchi, togliermi tuta e felpa ed essere un po’ quell’altro lato di me.

A volte vorrei truccarmi tanto, altre struccarmi fino a consumarmi, a volte vorrei riempirmi di tatuaggi, altre strapparmi a morsi quelli che ho già.

 A volte vorrei rimettere i vestiti che mettevo un tempo, le scarpe, rifarmi i capelli in quel modo e truccarmi come prima, altre, nemmeno mi ricordo più se quei trucchi e vestiti ancora li ho.

Vorrei guardarmi e non vedere più le cicatrici, i polmoni non funzionanti e il cuore spezzato in infinitesimali pezzi.

Vorrei guardarmi allo specchio e non scapparmene subito, vorrei guardarmi negli occhi e non vedere dolore ma quella lucina di cui tanto si parla e di cui gli altri di me amavano tanto.

Vorrei non sapermi odiare, ma ormai è uno dei sentimenti più forti e profondi che io provi.

Aiuto: il desiderio di non essere una delusione per chi ama

Vorrei che gli altri riprovassero di nuovo quell’orgoglio nei miei confronti e non solo la perenne delusione.

Vorrei poter fare di più e dare e darmi tutta come una volta, vorrei vedermi diversa e con gli occhi innamorati come quando vedevo lui.

Vorrei che tutto ciò che dico e penso fosse per davvero e non solo una grande bugia.

A volte vorrei svestirmi e cambiarmi completamente per vedermi diversa, ma poi mi ricordo che i vestiti di una volta non mi entrano più, che quei trucchi sono vecchi, che i capelli sono più lunghi e di un altro colore, che ormai quelle scarpe le ho buttate e che le emozioni di prima mi stanno strette.

Vorrei vedermi con gli occhi di una volta, non mi amavo comunque si, ma era tutto molto diverso, non solo intorno a me, ma io stessa.

Vorrei non guardarmi e sentirmi una delusione per me e per chi mi sta accanto, vorrei non avvicinarmi a quello specchio e scoppiare a piangere, vorrei vedermi e non vedere quelle cicatrici, quei frantumi rimasti di cuore, quei polmoni che a stento respirano, quello stomaco vuoto, quella gola corrosa dal vomito, quelle mani con le nocche spaccate, quella voce spezzata che è intera solo se grida, quegli occhi spenti luccicare solo con le lacrime, quelle labbra smosse e immobili in una perenne smorfia che gridano il bisogno d’amore.

Aiuto: che ne sanno gli altri di ciò che provano i ragazzi?

Vorrei tanto guardarmi e rivedermi e quando mi dicono “sei cambiata”, “non ti riconosco”, “non so più niente di te”, loro che ne sanno?
Che ne sanno di quanto io mi veda sbagliata, orribile, vergognosa?
Che ne sanno di quando mi infilo due dita in gola di getto?
Che ne sanno dei problemi a casa?
Che ne sanno dei tagli? Delle grida?
Delle notti passate col peso al petto? Del mio cuore ormai morto?
Dei pianti e sudori? Dei sacrifici? Dei problemi che mi affidano ed ho sulle spalle? Del mondo che mi pesa?
Di quanto io voglia scappare da me? Di quanto mi faccia schifo? Dei miei sensi di colpa?
Di quanto io mi senta una delusione per mia madre?
Che ne sanno di ogni tiro a una sigaretta?
Di ogni fallimento? Di ogni voto basso?
Di ogni urlo? Dei pianti fino a togliermi il respiro?
Di quanto ancora abbia i sensi di colpa per nonna quando l’ho vista morire?
Che ne sanno di quando ero in terapia? Di quando la mia psicologa disse che voleva darmi farmaci e che se continuavo cosi mi avrebbero chiusa in clinica e mamma che acconsentiva sulla sedia accanto?
Di quando volevo morire?
Di ogni testo scritto? Di ogni libro letto?
Di ogni cazzo di notte passata a pensare?
Di ogni battaglia e lotta perse?
Di ogni persona che mi ammazza lentamente?
Di quanto io mi stia uccidendo?
Del perché io voglia il cognome di mia madre?
Delle persone che mi salvano tutti i giorni?
Del perché non mi fidi più?
Del perché non sappia più amare?
Di me? Ditemi che cazzo ne sanno di me; non mi conosco più nemmeno io.

Aiuto: il desiderio di una realtà migliore

Vorrei tanto guardarmi e vedere quella di una volta, vorrei vedermi sorridere, vorrei riuscire a salvarmi, vorrei smettere di odiarmi, vorrei rinsegnare agli altri l’amore, vorrei riparlare sognando, vorrei non vedermi più piccola cosi, vorrei che mamma mi guardasse e non vedesse solo delusione, che riuscisse a vedere quanto io ci stia provando, vorrei che se mi viene uno sfogo sul corpo mio padre non mi dica “ti sei bevuta qualche detersivo?”, vorrei non vedere più mia madre piangere, non vederla all’angolo del mio letto con la faccia  sconvolta, vorrei non dover sentire mia madre piangere e gridare tenendomi stretta a sé sul letto pregando di lasciarmi andare e farmelo fare, vorrei riuscirmi a vedere come prima, ma quella di prima è morta, non esiste più”.

Credo che ogni lettore venga colpito da un particolare passaggio o da un dato concetto. Ognuno il proprio.

Come genitore mi ha colpito la sua angoscia, il suo bisogno di gridare la propria sofferenza, la sua richiesta d’aiuto.

Ma, come Coach in Dinamiche Familiari, ho la sensazione che una delle chiavi siano le troppe aspettative che la ragazza, ma non solo lei, si sente addosso. Lo dice chiaramente “Che ne sanno gli altri dei problemi che mi affidano ed ho sulle spalle? Del mondo che mi pesa?”.

Noi adulti, che abbiamo creato un mondo sempre più performante e richiedente, dove occorre fare infinite cose e sempre eccellendo. Noi adulti che abbiamo creato un mondo dove occorre sgomitare, primeggiare, nel quale è inaccettabile sbagliare, dove la pressione e lo stress è sempre maggiore.

In fondo chiedono solo di essere amati.
Amore sotto diverse forme: fiducia, incoraggiamento, sostegno e lei stessa lo afferma: “Vorrei che gli altri riprovassero di nuovo quell’orgoglio nei miei confronti e non solo la perenne delusione… …vorrei non guardarmi e sentirmi una delusione per me e per chi mi sta accanto”

Come genitori dovremmo tenere a mente questo componimento di una 15enne che ha saputo raccontare il proprio mondo e ciò che prova.

 

Fabio Salomoni