Amore vero… Ci sono persone convinte di essere destinate a non trovare mai l’amore che tanto desiderano.
Ricordo bene una persona che stava iniziando un percorso di coaching con me, esordire dicendomi: “Cerco di essere una persona affettuosa, gentile, mi prendo cura, mi preoccupo ecc. Ma niente, credo di avere una maledizione e le mie storie vanno sempre male”.
La sindrome della crocerossina
Hai mai sentito parlare della sindrome della crocerossina?
Cos’è? È la propulsione di alcune donne a trovare e accompagnarsi con uomini che hanno bisogno di essere aiutati.
A volte, quel Lui bisognoso è rappresentato dal “ribelle” divorato dalla sofferenza interiore. Spesso si manifesta come “il depresso” che non trova gioia, oppure è “l’inconsolabile” o, non di rado, è lo “sfortunato”.
La convinzione di poter salvare l’amato
Nel profondo di chi ha una tendenza verso questa sindrome c’è un credo che, profondo e dominante, condiziona tutte le azione di chi ne è affetto: “Io ti salverò. Io, con il mio amore, con il mio accudimento, con le mie attenzioni, saprò salvarti, redimerti, farti rinascere, farti fare pace con te stesso, saprò riportare la luce in te”.
Se hai letto alcuni dei miei precedenti articoli sul rapporto di coppia, o se segui le mie pagine social, saprai che ripeto spesso “non puoi salvare chi non vuol essere salvato”; è una lotta a perdere.
Infatti queste persone cosa fanno?
- trovano sempre persone bisognose
- si prodigano in salvataggi impossibili che non hanno successo
- spesso vengono poi accusate di essere responsabili del disastro finale
Sindrome della crocerossina o di Wendy
La sindrome della crocerossina è chiamata anche sindrome di Wendy e deriva dalla storia di Peter Pan dove, Wendy, è la bimba di 10 anni che viene responsabilizzata ad essere adulta e prendersi cura dei suoi fratellini, si prende cura anche di Peter Pan, della sua ombra e, sull’isola che non c’è, si prende cura dei bimbi sperduti.
Chi attua questo tipo di comportamento ha lo scopo di gratificare e compiacere l’altra persona accudendola, proteggendola e giustificandola in ogni modo.
Faccio notare che molte di queste donne, quando finalmente trovano la forza per acquisire un po’ di consapevolezza, dicono che il loro compagno era un narcisista patologico, ma difficilmente si sapranno sottrarre dall’influenza del narcisista patologico, o ne troveranno un secondo dopo aver lasciato il primo, se non si rendono conto con consapevolezza di essere in parte co-responsabili attraverso la sindrome della crocerossina.
Il bisogno di ricevere amore
Dietro all’atteggiamento della crocerossina c’è il bisogno di essere amata.
Come funziona? È una sorta di principe azzurro al contrario.
Fin da bambini, il Principe Azzurro viene descritto bellissimo e pieno di virtù, arriva a cavallo del suo destriero e libera la malcapitata, poi si amano e sposano. Come può non sposarlo, Lui, il Cavaliere che le ha salvato la vita. La sprovveduta è in debito nei suoi confronti e, anche se non fosse un Adone, il senso di riconoscenza per averla salvata è ricambiato con un amore perenne.
In un scambio di ruoli, la crocerossina crede che donando tutta se stessa al salvataggio del suo partner bisognoso, lui le restituirà queste attenzioni ripagandola con un amore riconoscente e “per sempre”.
Ovviamente non è così perché, con questi presupposti, si costruisce una relazione che si basa sulla dipendenza: lo accudisce perché lui non possa fare a meno di lei e ne diventi dipendente tenendola con sé per sempre. È disposta a fare di tutto pur di tenerlo a sé, gli crea il bisogno e glielo soddisfa, pur di risultare indispensabile e, in questo meccanismo, lui diventa indispensabile.
Quindi, nella mente e nelle aspettative della “crocerossina”, è tutto perfetto, perché si è creato un equilibrio di bisogno reciproco… ma lo è solo nella sua immaginazione infatti, molto spesso, i partner all’interno di queste dinamiche sono altamente svalutanti e danno poca considerazione alla partner.
Fa di tutto per compiacerlo ma lui la allontana e, più la allontana, più lei lo giustifica e aumenta il proprio accudimento per riguadagnarsi il diritto a poterlo accudire ed essere amata.
Amore basato sull’accudimento
Per queste persone non esiste un rapporto d’amore adulto ed evoluto, non esiste un rapporto con uno scambio e un desiderio reciproco; credono che l’unico rapporto possibile sia di accudimento dei bisogni altrui a costo di annullare i propri.
Se ci pensiamo bene, di fatto, le donne con la sindrome da crocerossina sono donne con un delirio di onnipotenza: già, perché quagli uomini sono già stati depressi, frustrati, maledetti o inconsolabili infinite volte e le partner che hanno già incontrato prima, lungo il loro sofferto cammino, non sono state in grado di cambiarli e aiutarli ma, ogni volta, la nuova crocerossina pensa “io ce la farò”, “con me è diverso” e ci si butta anima e corpo con grande fiducia.
L’uomo perfetto per non trovare l’amore
Qual è l’uomo preferito della crocerossina? Quello un po’ misterioso, sempre a portata di mano ma mai del tutto afferrabile, problematico, con dei vissuti spesso di grande difficoltà; insomma, il “bello e dannato” che solo lei potrà salvare.
Ogni uomo emotivamente sano (per sano intendo dire che è abituato a vivere il rapporto di coppia come un “dare e avere”, un mettersi a disposizione sapendo come chiedere), gli uomini che stanno bene con se stessi, si guardano bene dall’instaurare un rapporto con una crocerossina perché evitano di entrare in meccanismi a spirale instaurando rapporti affettivi di dipendenza.
L’uomo emotivamente sano non è attratto dalla crocerossina, non ne trova alcun interesse, non ha bisogno di essere accudito e quindi, quel tipo di atteggiamento, gli risulta essere inopportuno, a volte asfissiante e se ne allontana.
L’amore vero deve essere di sacrificio
Negli anni in cui ho lavorato nel reparto di psichiatria ho imparato che sadici e masochisti vanno sempre a braccetto. In questo caso, la crocerossina trova l’uomo che desidera una donna con le sue caratteristiche per poterla usare a proprio beneficio.
Entrambi sono attratti uno dall’altra anche se, molto spesso, lui dopo un po’ mostrerà di snobbarla.
Interessante anche il concetto di sacrificio.
È un’altra convinzione che spesso si trova alla base delle donne con la sindrome da crocerossina. In cuor loro sono convinte che l’amore vero debba includere “sacrificio” e quindi c’è una sorta di masochismo per sentirsi meritoria dell’amore altrui. Come una martire, più il rapporto è sofferto, più è difficile, più è impegnativo e più acquista valore.
Hai le caratteristiche della crocerossina?
Quali caratteristiche ha la crocerossina Wendy?
- Come prima cosa teme costantemente di essere abbandonata o rifiutata; la paura più grande è quella di restare sola e, per evitarlo, è disposta a tutto.
- Proprio perché è convinta che l’amore debba contenere il sacrificio, è necessario che soffra in amore: è il normale prezzo da pagare ed è meglio della solitudine.
- Spessissimo ha una bassa autostima: è convinta di non meritare l’amore altrui e il solo modo per ottenerlo è rendersi indispensabile accudendolo: non ha secondi fini, ma trova appagamento nell’idea di essere necessaria per qualcuno.
- La crocerossina Wendy dimentica quasi sempre i propri bisogni e desideri poiché quelli altrui hanno la precedenza.
- Non dedica tempo all’ascolto di sé e alle proprie esigenze. Non si ascolta e non si osserva, quindi, spesso, neppure sa quali siano le proprie esigenze.
- La crocerossina è diversa dalle persone tossiche: le persone “tossiche” offrono aiuto per poi pretendere qualcosa in cambio, se lo spettano, fanno attivare negli altri il senso di colpa. La crocerossina no.
Non si aspetta niente dagli altri. Dà tanto senza aspettarsi o accettare niente in cambio perché è già appagata dall’idea di poterlo salvare, quindi, è solitamente una persona molto generosa; è disposta a rinunciare ai propri spazi, ai propri hobby, ai propri amici, ai propri interessi: rinuncia a tutto pur di salvarlo.
Facendo la crocerossina non può che allontanare gli uomini a modo, quelli desiderati, e non può che attirare sempre quelli che poi la deludono.
Per il vero Amore devi credere in te
Come se ne esce? Lavorando sulla sua autostima.
Se ne esce lavorando sul fare in modo che tu senta di bastare a te stessa, senza più sentire l’esigenza di dover implorare, elemosinare, l’amore altrui.
Quando ti rendi conto di essere valida, di essere una forza, di essere indipendente (o per lo meno, di avere le qualità per poterlo essere) allora non dovrai più impegnarti per creare un rapporto di dipendenza e, in quel momento, smetterai di attirare un certo tipo di uomo, che ti usa, ed inizierai ad attirare un altro tipo di uomo, che crea uno scambio d’amore reciproco, dove il rapporto si alimenta in modo equo ed appagante.
Ama te stessa per trovare chi possa amarti
Dovrai iniziare con l’amare te stessa, dovrai iniziare con il percepire le tue esigenze (è il 1° step) e poi percepirle come prioritarie, degne di nota, importanti, da soddisfare.
Ad esempio, ad alcune persone che hanno svolto con me un percorso di coaching, ho chiesto di fare un elenco delle cose che più gli piacciono e di dedicare, ogni giorno, un momento per fare una di quelle cose: un giorno vai nella libreria e ti guardi le copertine e ti respiri il profumo dei libri ancora nuovi, un altro giorno vai a fare una passeggiata sul prato a piedi scalzi, un altro giorno ti concedi di riempirti la bocca con la nutella, un giorno ti godi un brano di Mozart con le cuffie a tutto volume o metti una canzone che ti piace e te la canti a squarciagola.
Insomma, cosa ti piace fare? Cosa fai quando ti prendi cura di te? Vai a farti fare un massaggio in una Spa? Un massaggio plantare? Ti vai a vedere un film o vai a prenderti un caffè dedicando del tempo in compagnia di un’amica? (non una amica con un sacco di problemi che devi aiutare!!!).
Ascolta le tue emozioni per trovare l’amore vero
Un altro passaggio importante è lavorare sulla propria intelligenza emotiva.
Ciò ha lo scopo di imparare a riconoscere le proprie emozioni, dare ascolto alla “vocina” interiore, che sa essere infinitamente saggia ma occorre saperla ascoltare.
Un buon esercizio potrebbe essere quello di scrivere in un diario, durante la giornata, ciò che provi nei diversi momenti: puoi mettere una sveglia in diversi momenti della giornata e quando suona, ascoltati e annota: a volte uscirà rabbia, altre volte gratitudine o sconcerto, alcune volte si rivela il senso di colpa e altre volte i timori per non essere amate come si desidera.
Dare un nome e riconoscere le proprie emozioni significa metterle in evidenza, sapere che ci sono.
Accresci la tua autostima per trovare l’amore vero
Se l’autostima è determinata dalle convinzioni limitanti o potenzianti su se stessi, per lavorare sulla tua autostima puoi scegliere alcune frasi auto-incoraggianti o di auto-valore (“se vuoi puoi fare qualunque cosa”, “sei capace”, “nessuno può fermarti a meno che tu non lo permetta”, “sei meravigliosa e te lo meriti”, etc…).
Riempi la casa di bigliettini con queste affermazioni, in modo che il cervello, giorno dopo giorno, faccia propri questi concetti attraverso le affermazioni incoraggianti.
Può essere utile anche allargare la cerchia delle conoscenze.
Non si può restare in contatto sempre con quelle 4 persone che costituiscono il gruppo dei pari. Occorre uscire dalla routine, perché è una routine malata, occorre iscriversi al circolo del libro, in palestra, alla discussione dei film, al corso di recitazione, insomma, allargare i gruppi di appartenenza per avere una nuova rete sociale.
Infine, è necessario farsi supportare da qualcuno che sappia farti riconoscere eventuali tue scelte e comportamenti “distruttivi” aiutandoti a correggerli dandoti una mano nei momenti di difficoltà attraverso un supporto mirato.
Fabio Salomoni