Le grandi paure di Lui e di Lei sono molto differenti…

Come racconto in tutti i miei articoli, tali differenze creano incomprensioni e frustrazioni. Ecco perché, conoscerle, permette di meglio comprendere e dare una spiegazione a ciò che, altrimenti, pare essere incomprensibile e senza ragione.

La prima grande paura degli uomini

Quali sono le più grandi paure di Lui e di Lei? Essendo semplicemente un articolo, ovviamente, non posso che generalizzare e quindi, consideriamo le risposte che hanno una percentuale maggiore su un campione di uomini e donne.

La paura più comune negli uomini è la paura di “non essere utile” (o di non esserlo sufficientemente) e, questa paura, può essere declinata in molti modi: significa avere la paura di non essere all’altezza, il timore di non essere persone capaci oppure di non essere in grado di affrontare con capacità le situazione problematiche.

Come dico spesso, la vita della maggior parte degli uomini si basa sul fare in modo che si produca testosterone e, perché ciò accada, deve sentire di essere di valore, di avere contribuito grazie alla sua capacità ed in genere ha, come metro di verifica, gli apprezzamenti che riceve dalla partner.

La prima grande paura delle donne

Le donna hanno come timore più frequente la paura di “essere sola”, la solitudine. Per questo motivo è più frequente che sia una donna ad accettare di restare in un rapporto di coppia non appagante rispetto ad un uomo: perché è maggiormente presente in una donna il timore legato alla solitudine che vivrebbe come conseguenza della fine di quella relazione.

La paura di essere sola non è legato soltanto alla reale solitudine, al non avere accanto qualcuno, ma include anche il timore di essere invisibile, di non essere considerata degna d’amore dalle persone che ha attorno. Tutto questo include anche ila paura di non riuscire ad avere delle relazioni, anche sociali, non avere amicizie con cui parlare, con cui condividere, di cui fidarsi.

Negli appuntamenti dove ti ho parlato di testosterone e ossitocina, ho spiegato la propensione della donna all’uso della parola come strumento di relazione per tessere una rete sociale che le permette di comunicare e ricevere amore, interesse, partecipazione e senso di comunione ed è chiaro che l’eventualità di non poter più esercitare questo tipo di attività a causa della solitudine renderebbe la vita arida e povera.

Non basta venire incontro ai timori dei partner nelle paure della coppia

Questo argomento è importante perché, all’interno di una coppia dove Lei e Lui desiderano venirsi incontro, spesso si commette l’errore di andare incontro al possibile timore dell’altro attraverso le proprie modalità, invece che considerare i reali bisogni del/la partner.

Questo comporta che gli uomini, che hanno il grande timore recondito legato al dover essere utili e all’altezza, preferiscono agire in autonomia e credono, sbagliando completamente, che sia anche il bisogno della propria partner.

Quindi, molto spesso evitano di intervenire nell’aiutare la compagna credendo che il bisogno di esprimere la propria capacità e autonomia sia anche il bisogno della partner.

Le donne, che come detto manifestano spesso il grande timore dell’essere sole, non lasciano ai propri partner lo spazio per una loro indipendenza il che innesca nel partner un senso di fastidio e irrequietezza.

Ancora una volta, dovremmo dare agli altri ciò di cui hanno bisogno e non ciò di cui abbiamo bisogno noi.

Le paure come vengono instillate?

Ora, potremmo chiederci se queste paure siano nostre o se sono indotte dalla società nella quale siamo immersi.

Le donne, meravigliose, con le loro capacità, con le loro risorse, con i loro studi, con il loro impatto nel mondo del lavoro, con la loro capacità di legare e di creare una rete sociale perché mai dovrebbero avere il timore di essere sole?

Questo timore nasce dal fatto che fin da bambine vengono cresciute con l’idea che a 20 anni deve avere qualcuno accanto e che nel giro di qualche anno se lo deve sposare ed andare a vivere felici e contenti.

Quando questo non avviene, quando ci si trova ad avere magari una vita piena e appagante ma senza un uomo accanto, ecco che scatta l’ansia, il timore, la paura di “RESTARE SOLE”, con i parenti e gli amici che dicono o potrebbero dire: “Ma non lo hai un compagno?” “Ma non è ora di mettere la testa a posto?” “Ma qual è il problema se non riesci a trovare un compagno?”.

Frasi come queste hanno il potere di fare credere, instillando l’idea, che se non trovi un compagno significa che sei problematica e quindi, per evitare questa etichetta, per fuggire l’ansia da possibile solitudine, ecco che molte donne smettono di scegliere, si accontentano, si turano il naso anche di fronte a situazioni di acclarata insoddisfazione.

Una paura analoga viene instillata quando, verso i 36-37 anni ti iniziano a dire “ma non è ora di avere un figlio?” NO. Non c’è un orario che allo scoccare dell’ora devi avere un figlio. Se ti va e se te la senti deciderai di mettere al mondo un figlio ma se ad una donna non va, se non se la sente non ha nulla da rimproverarsi e nessuno deve farla sentire inadatta o incapace.

Anche la paura degli uomini viene tramandata di generazione in generazione. Se Lui non è all’altezza, se Lui non è abile, se Lui non è prestazionale, allora non è considerato come un vero uomo, allora non serve e, se non serve, non è desiderabile e quindi resta solo, è scartato, viene emarginato.

Lui non deve piangere, Lui non deve provare emozioni, Lui deve solo agire, Lui deve solo essere pronto, abile nel risolvere le situazioni intricate, abile nel sistemare le cose attraverso un pensiero lineare: problema-soluzione.

Se un uomo non trova la soluzione non è un uomo, non è un uomo vero e, da qui, la paura di non essere un vero uomo se non trova il modo di essere utile e quindi operativo in modo vincente.

Mi viene da chiedere: ma perché?

Da dove arriva quest’idea che per essere felice un uomo debba essere il più performante e debba trovare la sua realizzazione nell’essere utile, nel trovare soluzioni, nel sistemare le cose e risolvere i problemi? Un uomo può essere un gran uomo anche se non si adopera per queste cose qui.

Il bisogno di agire dell’uomo

Ho avuto modo di fare una sessione di coaching con un ragazzo di 21 anni. È stato lasciato dalla ragazza ed è distrutto. Il padre mi ha contattato perché gli potessi parlare.

Lui è un ragazzone, gran fisico, due occhi di un azzurro meraviglioso ma affranto, abbattuto. Le sue prime parole sono state “Scusa, ma potrei piangere, lo so già” e io gli ho detto “Se non lo facessi mi meraviglierei perché stai soffrendo e chi soffre può piangere, è normale, è naturale”.

Quando mi ha raccontato della loro relazione e di come è terminata, mi ha ripetuto più volte “cosa ho sbagliato, quali errori ho fatto, ora cosa devo fare?”… fare, agire, mettersi in azione. Il suo istinto maschile andava in quella direzione. Ma non funziona così.

Alcune situazioni vanno in un certo senso anche se agisci nel migliore dei modi. Semplicemente, talvolta avviene che l’altra persona, ad un certo punto, senta di voler altro e non è un problema legato alle tue mancanze, ma per lui, istinto maschile, tutto era legato al fare.

Mi ha detto anche un’altra frase interessante: “Da qualche tempo, le cose non andavano più benissimo ma pensavo che si potesse risolvere e quindi non ne abbiamo parlato”.

Ecco il punto: qualcosa non va come dovrebbe all’interno del rapporto di coppia ma non se ne parla, non lo si affronta, si fa finta di niente, si spera che sia un malessere passeggero. Ma i problemi non affrontati, sottaciuti, possono diventare sempre più ingombranti e, ad un certo punto, la situazione diventa insopportabile.

Altra sua frase che ho trovato molto intelligente è stata: “Probabilmente non ho affrontato il problema perché temevo ciò che sarebbe potuto venire a galla”.

Per molti è proprio così. è come quelle persone che non fanno gli esami del sangue o una visita di controllo perché temono che gli possano dire che c’è qualcosa che non va. In effetti, evitando di fare i controlli nessuno ti può dire che qualcosa non va, fino a che la malattia non ti scoppia come una bomba e a quel punto non puoi fare a meno di prenderla in considerazione.

Per il timore che vengano a galla difetti, i malcontenti, i fastidi, le responsabilità, per evitare la noia e la fatica dei cambiamenti da dover affrontare, si fa finta di niente e si spera che nulla distrugga il rapporto di coppia.

È ciò che fa lo struzzo quando ha paura di essere aggredito ed infila la testa sotto la sabbia. Il pericolo non lo vede, peccato che se c’è un predatore non è che non vedendolo non ti mangia.

Puoi evitare di guardarlo in faccia ma il problema ti azzannerà se non lo affronti nel modo dovuto.

 

Fabio Salomoni