Come educare figli e partner. Quando si tratta l’argomento educazione, si pensa sempre ai genitori che educano i figli e, certamente, affronterò questo tema ma voglio partire dal rapporto di coppia perché, quando dico che tra partner ci si deve educare, molti mi guardano come se fossi pazzo.

Cosa significa “educare”

Intanto cosa significa educare: dirò una cosa che molti di voi hanno già sentito molte volte: educare arriva da e-ducere, cioè condurre e tirar fuori. Quindi educare significa fare due cose

  1. guidare, perché chi educa dà delle indicazioni
  2. tirar fuori, perché chi educa fa in modo di far uscire il meglio dalla persona che sta educando

Perché parto da questi concetti? Perché danno delle indicazioni importanti:

  1. intanto tutti coloro che lasciano totale e completa libertà ai figli, non danno regole, non delimitano il campo d’azione, non sono esempio, non stanno conducendo, non stanno indicando una via da seguire, e quindi non stanno educando
  2. in secondo lungo, coloro che obbligano, “ora ti dico io”, “fai come voglio io”, “questa è la scuola giusta per te”, “questo è quel che dovrai essere”, “questo è quel che devi affinare, sviluppare, far tuo”, non stanno permettendo alla persona di far venire fuori il meglio di ciò che è. Molti genitori cercano di plasmare i figli secondo un proprio ideale.

Questo ci dice che il genitore o il/la partner decisionista e autoritario impedisce il processo di esaltazione, di scoperta, di costruzione e nascita, che dovrebbe essere permesso ad ognuno di noi.

Perché i genitori impongono le scelte?

A tal proposito faccio una piccola digressione ma è sempre attinente: quei genitori che impongono le scelte ai propri figli, perché lo fanno? Perché sanno che quella scelta è “la migliore” per i propri figli. Benissimo. Quindi è un imporre per amore. Come sanno che quell’imposizione sarà il meglio per i propri figli? Per ipotesi. Prevedono e si auspicano che le cose possano andare bene in quella certa maniera ma nessuno di noi sa cosa sarà il futuro.

La vita: non sai cosa ti riserverà. Pensa a tutti coloro che hanno aperto un’attività poco prima della pandemia. Tutti i sogni, le speranze, gli investimenti… chi poteva prevedere? Pensa a quanti mariti perfetti scelti dai genitori, poi, all’interno delle mura di casa si sono rivelati indegni, aggressivi, o anaffettivi, magari erano un “buon partito” ma certo non hanno reso felice le dolci metà.

E se i figli sbaglieranno? Ne ho parlato in tanti altri articoli: se la vita dirà che hanno sbagliato, se ne assumeranno la responsabilità e cambieranno, devieranno, muoveranno le proprie vele verso una nuova direzione.

Questo significa vivere.

Il cambiamento all’interno della coppia

Veniamo all’educarsi all’interno del rapporto di coppia: in genere gli adulti non sono felici quando gli si impone qualcosa.

Di solito, quando la persona “A” dice, impone, magari attraverso un ultimatum, cerca di obbligare la persona “B”, in genere, nella migliore delle ipotesi, “B” segue l’imposizione lamentandosene oppure, nella peggiore delle ipotesi, si rifiuta categoricamente e si oppone.

Quindi, se un comportamento o un atteggiamento del partner non piace, non va, e vorremmo che cambiasse

  1. o impari a chiedere uno sforzo per il cambiamento in modo tale da ottenere la complicità e quindi la disponibilità al cambiamento
  2. oppure cerchi di imporre, pretendendo, ma è molto probabile che quella cosa non verrà fatta, si rifiuterà, la boicotterà e si creerà tensione all’interno della coppia
  3. oppure puoi decidere di smettere di pretendere e iniziare a seminare per raccogliere poco a poco. Ovviamente è la soluzione che richiede più tempo e pazienza, ma è anche la soluzione che rende il cambiamento naturale, perché non è drastico ma fatto di piccoli passetti.

Tra partner, se non si vuole ricorrere alla pretesa che porta allo scontro, ci si educa.

Partner viziato dalla mamma

Sono cresciuto figlio unico con una mamma che ha riversato tutte le sue attenzioni e il suo amore, su di me. Viziato? Sì, decisamente.

Non solo una mamma che tracimava amore per me, ma anche una mamma che credeva che per ottenere l’amore degli altri dovesse occuparsi di loro. Quindi, anche se avessi voluto dare una mano, me lo avrebbe impedito. Il mondo girava attorno a questo figlio unico super amato.

Una tragedia per una futura compagna.

Antonella, mia moglie, ha dovuto scegliere tra l’agire con il machete e colpire duro pretendendo il mio cambiamento (io sarei fuggito da un rapporto che non mi accettava per ciò che ero) e l’accettare i miei enormi difetti (avevo anche qualche qualità) e, senza imporre alcunché, ha saputo creare quei cambiamenti che secondo lei erano necessari per costruire un rapporto lungo e duraturo.

Oggi, dico spesso, non sono certo quel Fabio di una volta: nel modo di pensare, nel modo di agire, nelle considerazioni e nelle priorità della vita, mi sono avvicinato all’idea di partner che mia moglie si aspettava d’avere accanto.

Piccoli passi

Lentamente, ha saputo portarmi dall’IO al NOI, ma con la capacità di non imporre, concedendomi i miei tempi, accettando ogni tanto qualche passo indietro, accompagnandomi con dolcezza, con delicatezza perché potessi fare i miei passettini.

Mi ha educato e ancora lo sta facendo.
Anche mia moglie non è oggi ciò che era 25 anni fa. Se io ho dovuto imparare a pensare come “noi”, e questo è stato il percorso che mi ha invitato compiere, il suo percorso è stato di rafforzamento.

Il suo percorso è stato: da ragazza che aveva diverse fragilità e che spesso si affidava, ha saputo, poco a poco, raggiungere la capacità di farsi carico della propria autonomia, la capacità di non dipendere, la capacità di prendere in mano la propria vita autonomamente.

Come lei, per aiutarla a compiere questo cambiamento non ho preteso. Ho educato, perché queste capacità erano in lei ma il timore, i pregiudizi e alcune esperienze del passato la limitavano. Quindi il compito è stato permetterle di far emergere il suo potenziale.

È importante comprendere che se ci sono degli aspetti della vita di coppia che non tornano, non appagano e vorremmo che cambiassero, la strategia del “trattengo, trattengo, trattengo, faccio finta di niente, sopporto, sopporto” sino a scoppiare e pretendere che cambi perché non se ne può più, non funziona. Crea solo tensione, rabbia, opposizione e non fa ottenere ciò che si vorrebbe.

Educare i figli

E veniamo al discorso educazione e figli: bambini e adolescenti.

Una delle frasi che sento più spesso è: “se lo da a me per 5 minuti, lo educo io quel bambino” oppure “io sì, che saprei come raddrizzarlo/a”.

Cosa intendono le persone quando dicono queste frasi? Che con qualche bel ceffone, si insegna (si insegna o si IMPONE?) l’educazione e si educa

Credo che coloro che ricorrono a questi metodi siano persone che hanno solo questa capacità: imporsi con la forza.

Non hanno altri strumenti e quindi, per riuscire ad avere la meglio, esercitano una coercizione.

Come si educa un bambino piccolo?

Da genitore devo sapere che con un bambino piccolo non c’è negoziazione perché tu sei l’adulto e tu sai a che ora si va a letto, cosa è meglio mangiare e cosa occorre indossare per uscire.

Non c’è negoziazione con un bambino di 4 o 5 anni, quindi ti imponi con durezza? No, con amorevole decisione. Lo dici con le buone, gli spieghi e, dopo che hai spiegato, si fa come vuoi tu, che sei un adulto e che sai ciò che è meglio.

“Gli spieghi” non significa che poiché hai spiegato le tue ragioni il bambino piccolo debba applicare.

Un bambino piccolo non ha le capacità razionali di un adulto. Spieghi perché stai seminando per quando sarà più grande e le spiegazioni avranno un senso, spieghi per far passare il messaggio che dietro alle tue decisioni c’è un motivo valido (questo significa seminare). Spieghi, non perché ci si aspetta che il bambino capisca la spiegazione ma perché capisca che dietro la richiesta c’è un motivo valido.

Tante mamme mi scrivono: “eppure gliel’ho spiegato” con l’errata aspettativa che, come un adulto, se ha capito debba agire.

Educare un adolescente

Poi il bambino cresce e quello che era “io dico e tu fai” diventa “io propongo e tu valuti e decidi” e dai il buongiorno all’adolescenza.

Durante l’adolescenza devono percepire di essere in grado di prendere in mano la propria vita. Più imponi le cose e più tenderanno ad opporsi.

Se quando cerchi di importi i tuoi figli si oppongono e non ottieni nulla, allora perché continuare con questa strategia? Per non ottenere nulla, creare tensione in casa e rovinare i rapporti?

Se questo non funziona, è meglio invitare, proporre, lasciare una porta aperta alla loro decisionalità perché, se proponi o chiedi, loro non devono opporsi ad una tua imposizione e, qualche volta diranno no ma spesso diranno sì.

Per riuscire a ottenere qualcosa dai figli adolescenti, occorre smettere di pretendere ed imporsi come quando erano bambini e occorre accettare che possano agire con dei tempi diversi da quelli che vorremmo noi (adesso e subito).
Ti asseconderanno se potranno farlo per loro scelta e quando lo decideranno loro.

Se accetterai questo, il vostro rapporto si rafforzerà e saranno più inclini a venirti incontro.

Sculacciare per educare?

Parlando di strategia educativa arriviamo all’argomento “sculacciata”.

Una mamma, un papà, si diverte a dare la sculacciata? No. Mai. Ne farebbe volentieri a meno. Ma allora perché vi ricorre? Perché non sa in quale altro modo agire, perché non riesce a far ragionare il figlio, perché non riesce a farsi ascoltare, perché non riesce a far accettare alcune cose: perché non riesce…

Ma allora c’è da chiedersi: io non so fare una cosa, io non ho trovato il modo, la chiave giusta, e punisco lui?

Si tratta di imparare. Lo so, è fatica.
Ci vuole impegno. È più semplice pretendere che siano gli altri a cambiare e noi, non abbiamo voglia di fare la fatica per impegnarci ad imparare come agire diversamente.

Vale come genitori e vale come partner.

“Educare” non significa “addestrare”.

Educare è un processo lento, amorevole e naturale perché segue il normale flusso degli eventi rispettandone i tempi e le diversità.

“Addestrare” significa imporsi sino a che non si è ottenuto ciò che si vuole senza considerare l’altra persona.

Quando tratto questi argomenti c’è chi mi fa notare: “Ma, i miei genitori mi hanno dato un sacco di sberle, sono cresciuto/a e non sono un/a serial killer”

  1. i tuoi genitori se hanno usato questo metodo è solo perché non erano in grado di usarne un altro. Non è un merito, è una carenza.
  2. crescere con il metodo educativo delle imposizioni e delle percosse, forse non trasforma in serial killer ma, molti adulti hanno una bassa autostima perché hanno dovuto abbassare gli occhi e accettare supinamente e non hanno potuto esprimere il proprio parere o punto di vista, molti adulti covano rabbia e sono perennemente incazzati con il mondo e non si pensi che sia una cosa normale. Molti adulti hanno dovuto costruirsi una scorza dura per resistere a certi approcci poco amorevoli, per accettare il fatto che i propri genitori preferissero andare per le spicce invece che ascoltare con amore. Molti adulti perdono subito la pazienza perché hanno imparato sulla propria pelle che pretendere è più rapido che chiedere.

Quindi, se ci pensiamo bene, quello stile educativo, di danni ne ha fatti eccome.

Si educa con l’esempio.
Fai ciò che vuoi venga fatto. Il che non assicura che lo faranno, ma tu hai dato l’esempio, non puoi essere accusato di dire una cosa e farne un’altra perché sei coerente.

Se sei coerente la tua parola ha credibilità e se ha credibilità è più facile che venga ascoltata.

Se i figli non ti ascoltano è perché per loro, ai loro occhi, sei poco credibile e allora occorre lavorare perché le cose cambino.

 

Fabio Salomoni