I conflitti all’interno del rapporto di coppia avvengono solitamente per 3 motivi:

  1. Non si capisce il comportamento dell’altro e si rimane sorpresi e contrariati perché le nostre aspettative sono differenti
  2. Si cerca di imporre il proprio punto di vista ritenendolo l’unico corretto e valido
  3. Non si ascoltano i reali bisogni dell’altra persona e si fanno delle personali supposizioni

Nel 1° caso, le personali aspettative vengono tradite. Le si riteneva ovvie ma il marito (o la moglie) si è poi comportato in modo totalmente diverso rispetto le attese lasciando sgomenti e contrariati.

Nel 2° caso, il rapporto di coppia diventa una sfida per il potere. Imporre o subire le imposizioni. Aver ragione o subire l’onta di essere nel torto. La sfida per affermare di essere nel giusto e vincere la battaglia non ammette debolezze, non ci sono regole, ogni mezzo e lecito, l’importante è uscirne vincitori anche a costo del fallimento del proprio rapporto di coppia.

Nel 3° caso, si è sordi e miopi. Con la presunzione di aver già capito tutto, non si pone attenzione alle reali esigenze dell’altra persona. Si è prevenuti e quindi si vive nella certezza di sapere dove il partner voglia arrivare. Non ci si pone il dubbio che i bisogni possano essere altri, diversi, non ipotizzabili. Molto spesso i bisogni non vengono espressi all’interno della coppia. Spesso, all’interno del rapporto di coppia, si esprime il biasimo, ci si accusa, ci si rimprovera, ma solo in rari casi si esprimono i propri bisogni.

Perché capire il comportamento del marito?

Come abbiamo visto, l’astio che si viene a creare in molte coppie è dato dall’incomprensione di alcuni atteggiamenti e comportamenti che si differenziano da ciò che avresti fatto tu.

Non sapere il perché di alcuni comportamenti lascia spazio alle supposizioni e poiché il comportamento altrui ha lasciato attoniti e contrariati, le supposizioni sulle spiegazioni per quel comportamento sono tutte negative.

Quindi, conoscersi meglio per capirsi di più.

Capire il perché del loro atteggiamento, dare una spiegazione al perché si sia arrivati a questo punto, ti permette di scoprire che ciò che ha fatto, non era un premeditato atto CONTRO DI TE.

Avrai notato che ho scritto “capire” il comportamento. Significa dare una spiegazione, non significa approvare. Capire il perché di una certa reazione non significa che quella reazione debba piacerti, capire il perché di un certo comportamento non significa che anche tu dovrai comportarti allo stesso modo, ma significa smettere di giudicare e colpevolizzare tutto ciò che si differenzia da te.

Questo, permette alla coppia di ritrovare coesione attraverso la comprensione: “Ho compreso perché hai agito così”.

Tuo marito non vuole il tuo aiuto

Molto spesso, le donne che iniziano con me un percorso di riavvicinamento del proprio rapporto di coppia, si lamentano di sentirsi escluse dal proprio compagno.

Talvolta i partner divengono taciturni e si chiudono in se stessi, con visi corrucciati, immersi nei propri problemi e difficoltà.

L’istinto femminile (sto generalizzando) è quello di condivisione. Una coppia che condivide è una coppia unita e quindi in armonia. Dal punto di vista femminile, se Lui le raccontasse ciò che lo preoccupa Lei potrebbe essere d’aiuto affrontando come coppia ciò che non va. Questo è ciò che farebbe Lei e quindi si aspetta che il partner si comporti allo stesso modo.

Ma l’istinto maschile (sto generalizzando) non ha come priorità la condivisione. Uno dei bisogni prioritari è l’affermazione di sé. Deve dimostrare di essere all’altezza. Deve rivelarsi sufficientemente capace di risolvere ogni difficoltà da solo. Se non ci riesce, non vale, non è all’altezza, non è degno di essere amato e ammirato dalla propria compagna.

La partner, dominata dalla necessità di essere vicina al compagno condividendo le difficoltà, vedendolo assorto chiede: “Cosa c’è che non va?” e il partner, dominato dalla necessità di dimostrare a se stesso di essere all’altezza risponde: “No, niente, nessun problema”.

Per Lei è evidente che le cose stiano diversamente e quindi cerca dentro di sé una risposta al comportamento del marito. Peccato che le risposte sono condizionate dall’aspettativa tradita.

“Perché non mi vuole dire ciò che gli succede?”
“Non mi dice le cose perché non crede in noi, nella coppia, non mi considera”
“Forse ce l’ha con me. È arrabbiato e non mi vuole parlare!”

Non conoscendo il bisogno maschile prioritario, le supposizioni sono accusatorie.

Le partner non si sentono coinvolte e quindi si sentono allontanante e, nel consueto modo di intendere la coppia dal punto di vista femminile, se si amano dovrebbero affrontare tutto insieme perché lo scambio mostra vicinanza e coesione.

Come si può aiutare il proprio partner?

Se, istintivamente, le donne sentono il bisogno di essere d’aiuto al proprio partner dimostrando vicinanza e dando il proprio supporto, come possono soddisfare il proprio bisogno nonostante le ragioni del partner?

Abbiamo detto che quando Lui ha un problema e si assenta dal mondo, lo fa perché deve pensare a come affrontare e risolvere una questione. Se riesce a trovare la soluzione, sente di aver fatto un gran lavoro, ma solo se riesce a farlo da solo.

Deve dimostrare a se stesso e al mondo di essere stato all’altezza, un vero uomo, appunto. Quindi, di fronte a un problema o a una difficoltà, l’uomo smette di parlare perché si chiude nell’ufficio all’interno del proprio cervello e pensa, valuta, vaglia le opzioni.

Quando fa questa operazione, quando è intento in questo lavoro, non vuole essere disturbato perché lo distoglie dall’occupazione di pensare.

La partner soddisfa il proprio bisogno di essere d’aiuto al compagno permettendogli di immergersi da solo nel proprio mondo. Non facendo nulla, fa moltissimo per aiutarlo. Lui non lo vivrà come un disinteresse nei suoi confronti ma come una dimostrazione di fiducia e rispetto.

Quindi la partner non può dare consigli al proprio compagno? Se me lo permetti ti dico una frase che agli uomini piace molto: “Vedo che sei assorto nei tuoi pensieri e ti lascio stare… se hai bisogno e se ti va, ci sono”.

Con questa frase si afferma di essere disponibili, si ribadisce che non c’è disinteresse nei confronti del partner e si comprende la necessità d’autonomia del compagno.

La donna come si comporterebbe?

La donna (lo scrivo per l’ennesima volta: sto generalizzando) quando ha un problema, quando ha una difficoltà, sente il bisogno di poterne parlare con qualcuno.

L’uomo sente il bisogno di parlare del problema DOPO che ha trovato la soluzione per rimarcare quanto sia stato all’altezza.

La donna, al contrario, dialogando vaglia la situazione, riesamina le varie condizioni del problema, attraverso il dialogo fa chiarezza nella propria mente.

Per la maggior parte delle donne, il confronto con qualcuno, il poterlo raccontare, il dialogare, le permette di percepire anche che l’altra persona le è realmente vicina, che l’altra persona tiene a Lei perché accetta di ascoltare con interesse, accetta di sentire il problema, accetta di assisterla e aiutarla in questa operazione di “parlo per chiarire a me stessa per avere le idee più chiare”.

Abbiamo visto che se un uomo è immerso nel proprio silenzio esplorativo, è molto probabile che la sua partner gli chieda “c’è qualcosa che non va?” e Lui risponda “No, no… tutto bene”. È la stessa risposta che dà Lei dopo che hanno avuto un diverbio.  La maggior parte delle donne, se amareggiate o se si sentono offese, decidono di punire il proprio compagno, manifestano la propria protesta nei suoi confronti, smettendo di rivolgergli la parola.

Lei smette di parlargli perché ce l’ha con Lui.

Quando Lui è silenzioso Lei andrebbe a chiedergli di parlare mostrando interesse per ciò che sta provando e pensando e quindi si attende lo stesso comportamento da parte del compagno.

Lo punisce non parlandogli, peccato che per Lui non sia una punizione, anzi, all’inizio neppure se ne accorge che Lei non dice nulla per punirlo.

Quando, dopo un bel po’, Lui ha un’illuminazione e si accorge che qualcosa va diversamente del consueto, si decide a chiederle “C’è qualcosa che non va?” e Lei risponde “No, no, tutto bene”. Sì, quindi Lui e Lei, alla stessa domanda, spesso, rispondono allo stesso modo ma il perché di questa risposta è ben diverso.

Cosa vuole la donna dal marito?

Quando Lui risponde “No, no, tutto bene” lo fa per rassicurarla e ciò che intende dire è: “Lascia che me ne occupi da solo, fidati, ce la posso fare da solo, credi in me” quindi se Lei insiste pretendendo un dialogo, Lui si irrita e se la prende perché ha la sensazione che Lei non abbia fiducia nella sua capacità di farcela da solo e, oltretutto, insistendo nel pretendere un dialogo gli sta impedendo di pensare alle soluzioni.

Diversamente, quando Lei risponde “No, no, tutto bene” lo fa per capire se Lui è realmente interessato ad ascoltarla.

La sua aspettativa è che Lui lo chieda di nuovo dimostrando un reale interesse. Nel pensiero di Lei c’è questo pensiero: “Se Lui lo vuole realmente sapere, insiste. Se ci tiene, me lo chiederà ancora. Mi deve far capire che ci tiene veramente”. Peccato che Lui pensi dal suo punto di vista che quando dice “No, no, tutto bene” vuole semplicemente essere lasciato in pace. Quindi sentendo che Lei risponde “No, no, tutto bene” si allontana credendo di esaudire il bisogno di Lei di essere lasciata in pace.

La reazione del partner fa irritare oltremodo la compagna che interpreta il comportamento del marito come privo di interesse e considerazione.

Quindi, uomini, quando vi accorgete che la vostra compagna sta sulle sue un po’ imbronciata, chiedetele se c’è qualcosa che non va, se desidera parlarne e, se vi dice che non c’è nulla o non serve, insistete, chiedetelo ancora, perché è ciò che si aspettano come dimostrazione d’amore.

Scoprire le differenze per capirsi meglio

Come hai potuto vedere, la stessa risposta può nascondere significati diversi e, il vero problema, è che le aspettative sono diverse e vengono infrante perché ognuno si aspetta cose differenti.

Lui non la incalza e non insiste per avere un dialogo e uno scambio perché è infastidito quando Lei incalza e insiste. Lei insiste e incalza perché non sa che Lui ha bisogno di stare solo e, forse, solo dopo che ha trovato una soluzione o dopo che ha affrontato e risolto il problema, avrà voglia di condividere la sua vittoria e parlarne.

Quando non si conoscono queste dinamiche iniziano i dissapori.

Lui se la prende per come si comporta Lei, e Lei ne ha a male per come si comporta Lui ma, ogni comportamento, non può essere giudicato perché risponde ad esigenze diverse, a bisogni diversi e conoscerli, permette di capire il perché di certi comportamenti.

Ci sarebbero un’infinità di queste differenze da raccontare, situazioni che ognuno dà per scontate, ovvie, e ogni volta si resta basiti perché invece la reazione o il comportamento di Lui o di Lei sono diversi da quel che avresti fatto tu.

Sono le cose che poi indispettiscono, fanno arrabbiare e allontanano la coppia non sentendosi più capiti.

Occorre conoscersi di più, per capirsi meglio.

 

Fabio Salomoni